Revisione della direttiva sui pacchetti: il settore del turismo organizzato si oppone

Revisione della direttiva sui pacchetti: il settore del turismo organizzato si oppone

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Nei mesi recenti, la proposta di revisione della Commissione, presentata a novembre, ha raggiunto un compromesso grazie ai dialoghi tra le Associazioni di categoria e il Governo italiano, attraverso il Ministero del Turismo, oltre al negoziato tra la Commissione Europea e il Consiglio dell’Unione, ratificato dal COREPER nel dicembre 2024.

In questa circostanza, si evidenzia nella nota, sono stati rimossi dal testo i punti più controversi, con l’obiettivo di mantenere un equilibrio tra gli interessi dell’industria turistica e quelli dei consumatori. Tra le modifiche presentate nella relazione del Deputato Saliba, che suscitano preoccupazione nelle Associazioni, c’è in particolare l’articolo 5 bis della direttiva, che intende reintrodurre, rispetto ai precedenti draft, il limite del 25% per gli acconti sui pacchetti turistici e la regola che impone il saldo non prima di 28 giorni dall’inizio del pacchetto, oltre alla facoltà per ogni Stato membro dell’Unione europea di stabilire un conto vincolato per gli acconti dei clienti.

Ciò uniformerebbe, a livello europeo, le condizioni di vendita dei pacchetti, compromettendo la libertà di concorrenza. Ma l’aspetto più allarmante è quello economico: molti operatori non riuscirebbero a gestire l’‘advanced booking’, che è diventata cruciale per il mercato turistico attuale, e la maggior parte avrebbe difficoltà a sostenere il proprio business, potendo riscuotere i pagamenti solo 28 giorni prima della partenza, anticipando spese che normalmente dovrebbero essere coperte dai consumatori.

Le Associazioni esprimono preoccupazione anche per l‘ipotesi di apertura di un conto vincolato, che rappresenterebbe un ulteriore onere per gli operatori del turismo organizzato, già obbligati a garantire la loro solvibilità con un fondo che copre i rischi per i consumatori.

Un altro punto già sollevato dalle Associazioni è l’ipotesi di recesso per circostanze straordinarie, per la quale non è stato proposto alcun emendamento che chiarisca che queste circostanze dovrebbero limitarsi a catastrofi naturali, pandemie, ecc., con il rischio di una possibile interpretazione che includa qualsiasi impedimento personale del consumatore.

Inoltre, si prevede l’introduzione di un nuovo comma nell’articolo 12 che stabilisce la possibilità di annullare il viaggio con rimborso totale dei pagamenti effettuati in seguito a un avviso di sicurezza dell’Autorità -‘”official travel warning‘ – rilasciato 28 giorni prima della partenza. Infine, questa revisione apre anche una nuova procedura di gestione dei reclami, con l’obbligo di risposta entro 21 giorni e sanzioni pecuniarie elevate che possono arrivare fino al 4% del fatturato annuale dell’operatore turistico.

Secondo le Associazioni, questa revisione riflette esigenze emerse in situazioni straordinarie, come la pandemia di Covid-19 o il collasso di Thomas Cook, le quali non rappresentano connotati equi o rappresentativi delle normali dinamiche di mercato nei pacchetti turistici. Le misure proposte aggraverebbero l’intero settore, in particolare le piccole e medie imprese, che costituiscono il tessuto economico del comparto in Italia e in altri Paesi, a favore di grandi operatori con robuste capacità finanziarie, spesso non europei, che rischiano di compromettere l’industria del turismo organizzato nei Paesi membri.

Le Associazioni richiedono pertanto un immediato intervento dei nostri Europarlamentari e dei leader politici del nostro Governo e dell’UE per la discussione attualmente in corso a Bruxelles, che culminerà con il voto finale del Parlamento il 26 giugno 2025, confidando nell’impegno emerso da parte del Ministero del Turismo di lavorare per una conclusione equa e sostenibile per imprese e consumatori.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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