Questa mattina, presso Palazzo Strozzi Sacrati, si è svolta la seduta plenaria per l’insediamento del tavolo regionale di crisi relativo a Venator. Nella sede della presidenza della Toscana si sono riuniti i principali attori coinvolti – sindacati, azienda e istituzioni – che si occupano della situazione dell’azienda situata nel polo industriale al Casone di Scarlino (Grosseto). Qui lavorano 210 dipendenti, con la cassa integrazione (cig) in scadenza il 31 gennaio, oltre a un indotto significativo che Venator ha sviluppato nel corso degli anni. All’ordine del giorno c’è il futuro di un’eccellenza nel settore della produzione di biossido di titanio. La situazione è ben conosciuta e seguita attentamente da numerose amministrazioni locali, dalla stessa provincia di Grosseto e dalla Regione. Al tavolo, convocato da Valerio Fabiani, consigliere per il lavoro e le crisi aziendali del presidente Eugenio Giani, ha partecipato anche l’assessore all’economia Leonardo Marras.
Il tavolo regionale ha manifestato la propria disponibilità a fornire un supporto istituzionale per la definizione di un accordo sul contratto di solidarietà, in attesa di una ripresa. Tra i punti discussi figura anche l’approvazione recente del Piano regionale di sviluppo, che ha concluso l’iter per le autorizzazioni ambientali necessarie alla costruzione e attivazione di una discarica per lo stoccaggio dei gessi rossi. La ripresa delle attività industriali nello stabilimento di Venator, unico presente in Italia, dipende dalla volontà di questa multinazionale, produttrice e distributrice globale di prodotti chimici.
Marras spiega: “Abbiamo notato una forte unità d’intenti tra i rappresentanti dei lavoratori e le istituzioni per utilizzare tutti gli strumenti disponibili per salvaguardare il lavoro e lo stabilimento. Abbiamo anche deciso, già dalla scorsa settimana con la lettera inviata dal presidente Giani, di coinvolgere il ministro Urso, poiché reputiamo fondamentale che il governo nazionale possa esprimere pieno supporto nel dialogo con la proprietà. Questa multinazionale deve comprendere che la produzione di biossido di titanio è cruciale per l’Italia: dato che si produce esclusivamente a Scarlino, dobbiamo fare in modo che l’attività riprenda al più presto. Ci sono in gioco i posti di lavoro di centinaia di lavoratori diretti e dell’indotto, oltre alla competitività del nostro Paese nel settore della chimica di base, che verrebbe compromessa in caso di chiusura dello stabilimento, scenario che dobbiamo evitare con ogni mezzo. Offriremo tutto il supporto necessario alle parti sociali affinché vengano utilizzati gli ammortizzatori disponibili, senza perdere tempo. Esigiamo chiarezza e un’accelerazione affinché la produzione riparta tempestivamente”.
Valerio Fabiani, che da mesi segue la situazione in Regione, evidenzia che con l’incontro odierno “È stato ufficialmente avviato il tavolo di crisi della Regione e abbiamo offerto la nostra disponibilità a valutare approfondimenti tecnici su ulteriori ammortizzatori sociali oltre il contratto di solidarietà. Inoltre, siamo pronti a fornire sede regionale per la firma degli ammortizzatori sociali. Presteremo particolare attenzione all’indotto di Venator, che impiega molti lavoratori nel territorio”.
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