Rapporto Irpet Toscana: aumento del PIL (+0,6%), ma diminuzione della produzione industriale (-4,4%)

Rapporto Irpet Toscana: aumento del PIL (+0,6%), ma diminuzione della produzione industriale (-4,4%)

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L’economia toscana mostra resilienza, con un Pil che continua a crescere. Tuttavia, il contesto internazionale si fa sempre più fragile e instabile, riducendo l’impulso alla crescita. I timori legati all’attuale situazione, con il rischio di nuovi dazi statunitensi, influiscono negativamente su un quadro generale che sembra esaurire il rimbalzo post-pandemia, avviandosi verso una fase di stagnazione. Il calo della produzione industriale è persistente, mentre il turismo e le esportazioni riescono a mantenere stabilità; l’occupazione è in aumento, ma con segnali di rallentamento. Questo è il quadro delineato dal Rapporto Irpet sull’economia, presentato oggi a Palazzo Strozzi Sacrati.

Secondo le stime di Irpet, la Toscana prevede un aumento del Pil per il 2024 (+0,6%) e per il 2025 (+0,8%), valori leggermente superiori a quelli nazionali, grazie ai progetti PNRR e alla ripresa dei consumi e degli investimenti privati. Tuttavia, una volta esauriti questi fattori, la crescita potrà rimanere positiva soltanto grazie a un incremento strutturale della produttività. Per il 2026 si attende un incremento dell’1%, anche se l’ipotesi di un aumento dei dazi Usa potrebbe attenuarlo, visto l’impatto delle esportazioni toscane. Un potenziale aumento tariffario sui beni esportati negli Stati Uniti potrebbe incidere fino a 1,8 punti percentuali sul Pil, nel caso di un azzeramento dell’avanzo commerciale toscano. I settori più vulnerabili a queste variazioni di prezzo includono la chimica (in particolare i fertilizzanti), la plastica, la farmaceutica e la moda (articoli in pelle, confezioni e accessori).

Un fattore determinante per la frenata dell’economia toscana è la flessione della produzione industriale, iniziata alla fine del 2022 e protrattasi nel 2023 e 2024. La variazione tendenziale per la Toscana segna un -4,4% nel periodo gennaio-ottobre 2024, superior al dato nazionale (-3,2%), principalmente a causa delle difficoltà nel comparto moda, che ha registrato un -11,4%.

Nonostante la contrazione della domanda globale, le esportazioni nei primi tre trimestri del 2024 sono aumentate del +12,1%, a fronte di una contrazione per l’Italia (-0,5%) e le altre principali regioni esportatrici (Piemonte -3,7%, Lombardia -0,4%, Veneto -2,4%, Emilia-Romagna -1,0%). Questo dato positivo non è uniforme a tutti i settori, ma principalmente per gioielleria, agroalimentare, nautica e farmaceutica.

I flussi turistici rimangono sostanzialmente stabili. Le presenze di turisti stranieri continuano a crescere nel 2024 (+5,7% nei primi 10 mesi), con un incremento particolare per i visitatori extra-europei (+11%). Al contrario, le presenze italiane mostrano una flessione (-7,3%). Le principali città d’arte registrano una crescita del +3,6%, mentre le aree collinari (+0,7%) e montane (+1,2%) si mantengono bene grazie all’apporto del turismo straniero. Le destinazioni balneari subiscono una diminuzione (-3,5%), essendo più dipendenti dal turismo nazionale. Il turismo di lusso regge (+2,0% per gli hotel a 5 stelle; stabili quelli a 4 stelle), mentre ci sono cali nelle strutture a fascia più bassa (-7,1% per gli alberghi a 1 stella, -3,0% a 2 stelle) e nei settori legati al turismo all’aria aperta: villaggi turistici (-8,0%), campeggi (-6,9%) e agriturismi (-2,1%). Da segnalare l’aumento significativo delle presenze nelle locazioni turistiche brevi (+24,9%).

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’occupazione continua a crescere nel 2024 (+2,6% degli addetti), sebbene con un rallentamento: +3,0% a gennaio e +2,1% a ottobre sullo stesso periodo dell’anno precedente. I maggiori incrementi si registrano in agricoltura (+5,4%), costruzioni (+4,6%) e terziario (+2,8%), in particolare nelle attività legate al turismo (+4,2%) e nei servizi professionali qualificati come ICT, ricerca e sviluppo, comunicazioni, telecomunicazioni e attività editoriali (+3,7%). La crescita è più modesta nel settore industriale tradizionale (+1,1%), soprattutto a causa delle difficoltà del comparto moda (-0,2%, scende a -2,4% escludendo l’abbigliamento). La crescita generale è sostenuta dall’occupazione permanente (+3,5%), mentre quella a termine scende (-0,7%). Nel 2024, il sistema produttivo ha mostrato una capacità ridotta di creare nuovi posti di lavoro: nei primi 10 mesi del 2024, il saldo tra assunzioni e cessazioni rimane positivo (+57 mila), ma inferiore rispetto al 2023 (+66 mila). Il calo nella dinamica di crescita è attribuibile al ridotto numero di assunzioni (-0,8%), particolarmente evidente nel settore industriale (-10,2%) e nella moda (-15,6%). Il numero di dipendenti con misure di integrazione salariale è aumentato da 5.486 (media gennaio-ottobre 2023) a 11.477 (media gennaio-ottobre 2024). Ciò corrisponde a un’incidenza del 3,6% del totale dei dipendenti occupati, che sale al 5,6% nel comparto moda e al 9,3% nel settore cuoio, pelli e calzature. Anche i licenziamenti sono aumentati (+5,7%), in particolare nel made in Italy (+35,6%).

Infine, sono da valutare i riflessi della manovra di bilancio sulla Toscana. Il saldo tra impieghi e coperture è positivo, segnale di una manovra espansiva, pari a 874 milioni di euro per la Toscana (8,9 miliardi in Italia), ma con un impatto modesto sul Pil (0,2%). Le famiglie beneficiano principalmente della riduzione delle entrate nette (-899 milioni di euro) legate alla riforma dell’IRPEF e alla decontribuzione dei lavoratori dipendenti, insieme all’aumento delle spese nette (+210 milioni di euro), per un totale di circa 1,1 miliardo di euro (660 euro a famiglia). La riforma dell’IRPEF, tramite la rimodulazione delle aliquote e il taglio del cuneo (bonus + detrazione), prevede un beneficio medio per contribuente stimato in 464 euro all’anno. In Toscana, 1 milione e 500mila famiglie (61% del totale) vedranno aumentare il loro reddito disponibile grazie alla riforma, con un risparmio medio per famiglia di 791 euro annui.

La Finanziaria 2025 introduce anche alcune misure per sostenere le responsabilità familiari e incentivare la natalità. Le principali misure includono il bonus per nascite e nidi, con benefici per il 37% e il 40% delle famiglie toscane con minori in età 0-3. La percentuale di famiglie che non pagherebbe la retta con il bonus nido nazionale è del 45%, ma arriva al 91% grazie alla misura regionale ‘Nidi gratis’, che elimina completamente la retta per famiglie con ISEE inferiore a 35 mila euro.

Un altro aspetto rilevante è che la Legge di bilancio non copre adeguatamente il divario tra spesa sanitaria e finanziamento del SSN, con il rapporto atteso tra le due grandezze che dovrebbe scendere dal 97% del 2024 al 92% del 2027. Se la spesa cresce più rapidamente del finanziamento, le Regioni saranno costrette a far fronte al disavanzo di bilancio o a ridurre le prestazioni. Anche in Toscana, il divario tra spesa programmatica (tendenziale + manovra) e finanziamento nazionale programmatico (con manovra) sarebbe in crescita, con una stima per il 2025 di circa 530 milioni, in assenza di risparmi e correttivi.

La Legge di Bilancio prevede anche nuove regole per il contributo degli enti locali alla finanza pubblica. I Comuni sono tenuti a costituire accantonamenti per le spese correnti al fine di finanziare spese in conto capitale future. Tuttavia, questi accantonamenti potrebbero non essere sufficienti a compensare il definanziamento degli investimenti. Nel 2025, l’accantonamento avrà un effetto restrittivo sulla spesa corrente pari a circa 10 milioni per la Toscana (l’8,2% dell’accantonamento nazionale richiesto). Gli accantonamenti più elevati, rispetto alla popolazione, sono richiesti alle città (per la maggiore spesa corrente e i finanziamenti del PNRR) e ai comuni periferici (minore popolazione).

Fonte: Regione Toscana

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