“Si sono presentati fingendosi clienti normali, io ero fuori per delle commissioni. Erano italiani e molto giovani, di circa 25-30 anni, chiedevano di tutto, volevano che aprissi la cassaforte e mia moglie ha immediatamente capito che qualcosa non andava, mi ha inviato un messaggio. Hanno estratto le pistole, almeno due di loro erano armati. Mia moglie ha tentato di scappare dalla porta posteriore di sicurezza, ma l’hanno afferrata per i capelli e gettata a terra, portando via in un sacco tutto ciò che potevano“. Questo è il drammatico racconto del titolare della gioielleria Mariano Tombelli a Montelupo Fiorentino, rapinato in pieno giorno ieri intorno alle 10. La donna, sotto choc, è stata portata all’ospedale di Empoli; sebbene non abbia riportato ferite gravi, porta ancora il ricordo di quei momenti terrorizzanti.
Oltre al terrore, c’è il triste bilancio dei danni subiti: “Non ho più nulla, mi hanno portato via tutto, hanno svuotato la cassaforte che conteneva tutti i sacrifici e il lavoro di una vita. Il danno è enorme, la situazione è complicata. Hanno rubato tanti, tantissimi soldi, ma molti di essi non erano nemmeno tutti miei. Avevamo centinaia di riparazioni da effettuare, magari la catenina di un caro defunto, come posso rimborsare queste persone?“. La gioielleria, in realtà sarebbe più corretto definirla ‘bottega artigiana’ a conduzione familiare, aveva nel negozio tutti gli oggetti da riparare, le materie prime da lavorare e il contante necessario per acquistare i materiali: “Dopo una vita di sacrifici siamo sul lastrico“, spiega senza mezzi termini il titolare.
Il danno provocato è probabilmente di alcune centinaia di migliaia di euro. Un colpo devastante che mette in pericolo un’attività spesso descritta come “una leggenda“: “Spesso si pensa che chi fa il nostro lavoro guadagna molto, è una leggenda – spiega il titolare – quello che facciamo è un lavoro meraviglioso che amo, ma è pieno di sacrifici. Lavoro per clienti privati e negozi; siamo artigiani, gente umile, non abbiamo fatturati elevati, un bracciale ci costa 500 euro e il guadagno è relativo. Adesso non so cosa ci attende, spero che i nostri clienti continuino a fidarsi di noi e a riaffidarci i lavori. Le gioiellerie che possono permettersi un’assicurazione completa, data l’altissima spesa, sono 1 su 50 e noi non rientriamo in questo gruppo. Oggi possiamo solo ripartire dalle nostre mani, le mie e quelle di mia moglie, e dal nostro lavoro. Siamo ottimisti
La rabbia è tanta, e il titolare si rivolge alle istituzioni, domandando “certezza della pena” e “investimenti in sicurezza“, oltre ogni confronto, salotto o polemica tra destra e sinistra: “Le istituzioni devono agire, investendo in sicurezza e modificando alcune normative, consentendo ad esempio alle forze dell’ordine di intervenire seriamente. Non è una situazione accettabile. Io non sono per la violenza indiscriminata, quelli sono discorsi assurdi, ma per la certezza della pena: se chi delinque sa cosa rischia, come dieci o vent’anni di carcere, forse si asterrà dall’infrangere la legge. Molti non commetterebbero reati se sapessero che finiscono per anni in prigione, invece sono liberi dopo pochi giorni grazie a qualche escamotage. Sanno che, se colti in flagrante, non succede nulla. Le forze di polizia non hanno mezzi e strumenti; per impugnare una pistola devono seguire mille regole, altrimenti rischiano accuse di abuso di potere. È necessario investire in sicurezza. I criminali si sentono protetti, noi no: questo è un paradosso“.
L’amarezza è tanta, e il disincanto è altrettanto forte, e le parole del titolare diventano più dure: “Basta con la tolleranza – continua il titolare – sono tutti poveri, hanno disagio e problemi, in tv i politici dicono che dobbiamo porgere l’altra guancia, vanno nei salotti a spiegarci perché questi criminali commettono ciò che fanno, e dunque? Ho una famiglia e oggi sono ridotto a zero perché questo o quello non si è integrato… non è un mio problema, dovrei essere io la vittima, e invece sembra che lo siano loro. Lo ripeto: basta con la tolleranza, dobbiamo svegliarci perché così è vergognoso sotto tutti i punti di vista“. Lo ripete più volte, “non sono per la violenza“, ma “non mi interessa chi sei, da dove vieni o quali problemi hai, serve la certezza della pena. La migliore cura è la certezza della pena, questo è il modo per ridurre i crimini e rieducare“.
L’appello va, dunque, alle istituzioni: “Non ci sono investimenti in sicurezza. Ogni volta che si interviene sulla sicurezza, si viene accusati di essere fascisti o comunisti totalitari. Al di là di destra e sinistra, sia a livello nazionale che locale, auspico che almeno sul tema della sicurezza si possa trovare un accordo. Non è una questione di colore politico, ma di salute e del diritto alla felicità dei cittadini: non si può avere paura perché qualcuno è disadattato“.