Riceviamo e pubblichiamo un comunicato firmato da Leonardo Masi, consigliere di Buongiorno Empoli-Siamo Empoli, in merito all’emergenza maltempo che ha colpito la Toscana dal 13 marzo, compresa la città di Empoli.
Superato il periodo di emergenza, che ha lasciato dietro di sé danni e problematiche da verificare su gran parte del territorio empolese, è urgente avviare una riflessione approfondita, mentre molti luoghi, abitazioni, strade e campi alluvionati sono ancora sommersi e il conteggio dei danni è in corso, così come il timore per i possibili sviluppi e per i tempi di ripristino.
Desidero innanzitutto esprimere un sincero ringraziamento a tutti i lavoratori e le lavoratrici della protezione civile, dei soccorsi, delle forze dell’ordine, dei Vigili del Fuoco, dei servizi comunali e a tutti i volontari e le volontarie che hanno assistito la comunità e coloro che avevano più bisogno.
È giusto anche ringraziare chi, pur non facendo parte della squadra di soccorso o non indossando un’uniforme, ha giocato un ruolo prezioso prendendosi cura dei vicini, dei propri familiari, delle persone più vulnerabili e degli animali. Questa è la comunità di cui facciamo parte: persone che non vogliono sentirsi sole e che si prendono cura degli altri.
Voglio esprimere la mia vicinanza a tutta la popolazione che ha affrontato momenti di paura e in particolare a coloro che hanno subito danni significativi a causa di questo evento alluvionale.
Ringrazio tutti per aver seguito le indicazioni della protezione civile e delle autorità competenti.
Sono orgoglioso di far parte di una comunità che sa rimanere unita nei momenti di necessità, pronta a rimboccarsi le maniche in caso di emergenza, ma anche capace di esprimere critiche costruttive quando necessario, senza doversi sentire accusata di sciacallaggio. In queste situazioni, abbiamo la capacità di valutare le scelte e porre domande, una pratica (la critica) degna di un modello democratico che merita questo nome.
Quando accadono episodi come questo, si sente spesso parlare di “evento eccezionale”. La mia prima domanda è: qual è la frequenza degli eventi eccezionali oltre la quale non possono più essere considerati tali?
Il caldo estivo che ci colpisce ogni anno può essere definito eccezionale? Gli eventi atmosferici ad alta intensità sono ancora considerati eccezionali? E il rischio idrogeologico, è anch’esso eccezionale?
Dovremmo riconoscere che questi momenti difficili stanno diventando la nuova normalità e, come tali, devono essere affrontati, non con soluzioni emergenziali ma con interventi strutturali e una pianificazione politica e amministrativa che sia lungimirante e integrata.
Il cambiamento climatico, accelerato da questo modello di sviluppo che continuiamo a perseguire, è una realtà e sempre più spesso ne vediamo e subiamo le conseguenze.
Se crediamo nella scienza, dobbiamo anche riconoscere che tali cambiamenti sono in gran parte attribuibili all’azione umana, non tanto a livello individuale, ma come collettività.
È imperativo limitare quelle scelte che impattano negativamente sul territorio, rendendo ogni situazione di emergenza ancora più critica.
Abbiamo notato sui social l’auto-celebrazione elettorale del Presidente della Regione Eugenio Giani, che durante il picco di allerta rossa ha ritenuto opportuno postare un messaggio di auto-elogio riguardo allo scolmatore.
Desideriamo chiarire che l’attuale presidente della regione non è l’unico responsabile di quest’opera fondamentale, su cui nessuno ha mai avanzato dubbi o riserve. È importante sottolineare che altrettanto rilevante è l’opera di conservazione del territorio, non impermiabilizzato da cemento e catrame.
In assenza di questa, dovremo progettare uno scolmatore ogni anno, poiché ciò che scorre in superficie va a ingrossare i corsi d’acqua e impoverisce le falde acquifere.
Su questo punto, il presidente della regione toscana e la sua parte politica hanno poco di cui vantarsi, considerando la loro evidente adesione al modello “molto cemento, molto onore”.
Ritornando al nostro territorio, troviamo la medesima attitudine alla contraddizione politica.
Nei momenti critici delle cosiddette “emergenze”, chi è al governo si appella al senso civico di ciascuno di noi e alla comunità.
Tuttavia, questo ritrovato senso di comunità non è stato impiegato durante la redazione del Piano Strutturale da parte dei comuni della zona, che è stato sviluppato tenendo conto delle volontà di una ristretta parte della cittadinanza empolese, pur avendo effetti significativi e duraturi su tutta la popolazione.
Il Piano Strutturale Intercomunale (PSI), promosso dal sindaco di Empoli e dalla maggioranza che lo sostiene in consiglio comunale, rappresenta un’ingiustizia territoriale e rischia di aumentare i pericoli per futuri eventi ambientali, a partire dai rischi per i reticoli idrici minori.
Questo è stato ribadito più volte e confermato da numerosi uffici e organismi regionali, ma ci siamo scontrati con un misto di indifferenza e celebrazione di un modello di sviluppo obsoleto, superato.
Non basta proclamare “adesso tutti uniti nell’emergenza”. Chiediamo alla politica di adempiere al proprio dovere, ovvero elaborare e pianificare nell’interesse della collettività, piuttosto che delegare a privati e ai loro particolari interessi la programmazione del territorio, dell’economia e dei servizi essenziali.
Per affrontare e contrastare queste problematiche sempre più ricorrenti è necessario non solo dotarsi di strumenti operativi adeguati, ma anche avere la volontà e il coraggio di criticare le scelte che ci hanno condotto a sopportare questi eventi atmosferici estremi.
Per questo motivo, l’azione per contrastare questa pericolosa “normalità” deve essere considerata “eccezionale” nel tentativo di rallentare o fermare la cementificazione, l’edificazione incontrollata e il consumo di nuovo suolo, promuovendo una politica ambientale del territorio che sia concreta, misurabile e non semplicemente una propaganda, impegnandoci nella cura dell’ambiente e sostenendo un’agricoltura rispettosa della natura.
Vorrei infine riflettere sulla gestione dell’informazione durante l’emergenza. In questo caso, la comunicazione ha funzionato, ma sembra discutibile svilupparla quasi esclusivamente attraverso i social, che in situazioni di criticità e calamità presentano molte lacune, specialmente in merito all’equità di accesso alle informazioni necessarie.
Non comprendiamo nemmeno perché vengano trasmesse dirette Facebook sul profilo personale del Sindaco di Empoli e poi condivise sulla pagina ufficiale del Comune; ci sembrerebbe più logico il contrario.
È vero che abbiamo evitato l’esondazione dell’Arno e tutti si sono impegnati, e desideriamo di nuovo ringraziarli, ma ci siamo comunque trovati con frazioni intere allagate. Pertanto, ritengo da evitare comportamenti di eccessiva autocelebrazione a scapito di quell’umiltà che sarebbe desiderabile come parte integrante di una buona amministrazione della nostra città.
Dobbiamo comprendere con maggior chiarezza cosa sia accaduto a Ponzano, poiché a fronte dei danni subiti non è chiaro come si sia sviluppata la situazione. Dobbiamo affrontare la questione annosa dei sottopassi che ci creano così tanti problemi, anche in condizioni atmosferiche meno gravi rispetto a quelle degli ultimi giorni.
Richiederemo chiarimenti in merito all’impossibilità di reperire sacchi di sabbia e sul perché le casse di espansione di Fibbiana non siano terminate.
Speriamo che il sindaco di Empoli sappia trarre insegnamento da queste e da altre criticità emerse, affinché, una volta analizzate e risolte, possano contribuire a migliorare la capacità di risposta della nostra città, al di là delle appartenenze politiche, a eventi drammatici come questo. Queste criticità avrebbero dovuto essere affrontate da qualsiasi sindaco in questa situazione, e non sono direttamente attribuibili al suo operato. Tuttavia, ora il sindaco ha l’opportunità di agire per un cambiamento coraggioso.
C’è un tempo per tutto. Un tempo per unirsi e un tempo per riaffermare le differenze.
La nostra posizione politica è chiara: chiedere a chi amministra il territorio di ridurre la cementificazione e aumentare la manutenzione, di realizzare più casse di espansione e meno infrastrutture dannose. Sì, infrastrutture dannose, perché se analizziamo la situazione, da locale a nazionale, un territorio si difende e si protegge con maggiore difficoltà se la politica nazionale vota a favore o si astiene dalle scelte europee sul superamento del patto di stabilità in direzione delle spese militari.