Si è svolto un incontro formativo, un’opportunità di contatto tra gli studenti e chi, da decenni, lotta contro la ‘ndrangheta, cercando di guidare i giovani verso un futuro senza legami con la criminalità organizzata. Questa mattina, al Palazzo delle Esposizioni di Empoli, otto classi del triennio delle scuole superiori di Empoli hanno avuto la possibilità di incontrare il magistrato Roberto Di Bella, ex presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria e attualmente a capo dell’omologo ufficio giudiziario di Catania dal 2020.
CHI È ROBERTO DI BELLA – È stato giudice e, dal 2011, presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria. Dal 2020 dirige l’ufficio giudiziario di Catania. Per venticinque anni ha seguito i minori della provincia reggina, spesso coinvolti in attività legate alla ‘ndrangheta. Ha promosso il progetto “Liberi di Scegliere”, ora protocollo governativo, che ha permesso a cento ragazzi e alle loro famiglie di scoprire nuove prospettive di vita. La sua attività ha ispirato anche un film prodotto da Rai Fiction e Bibi Film tv.
‘Liberi di scegliere. La battaglia di un giudice minorile per liberare i ragazzi della ‘ndrangheta’ è il titolo del libro scritto da Di Bella e Monica Zapelli, che è stato discusso e letto dai ragazzi presenti all’incontro di oggi, moderato dall’assessora alla Legalità, Valentina Torrini, con il contributo del consigliere comunale delegato ad Avviso Pubblico, Daniele Giannoni.
LE DICHIARAZIONI – “Le mafie possono infiltrarsi anche tra di noi, non sono un problema esclusivo del Sud Italia – ha espresso Valentina Torrini nella sua introduzione -. Grazie alle iniziative di Battiti, creiamo occasioni di formazione per i membri della pubblica amministrazione e spazi di conoscenza anche per le scuole come quello di oggi. La ‘ndrangheta, come tutte le mafie, sfrutta l’ignoranza e le vulnerabilità per farsi strada. Incontri come questi sono fondamentali per costruire una comunità resiliente contro la criminalità organizzata”.
“Crescendo negli anni di liceo – ha aggiunto Giannoni – ho fatto miei i messaggi di Peppino Impastato e dei ‘cento passi’. La criminalità organizzata non è un fenomeno distante, ma ci tocca quotidianamente. Il progetto del magistrato Di Bella offre un’importante opportunità di riflessione su quanto il male si possa nascondere anche dietro le facciate più ordinarie”.
L’INTERVENTO – Successivamente, il magistrato Di Bella ha condiviso la sua esperienza, rispondendo alle domande degli studenti e ai loro curiosità sulla vita di un magistrato impegnato nella lotta alla ‘ndrangheta. “Negli anni ho osservato come l’educazione al crimine inizi in tenera età; il clima della ‘ndrangheta si percepisce fin da piccoli, con padri detenuti o latitanti. Portare il cognome di una famiglia di spicco nella malavita consente ai giovani di agire come ‘principi ereditari’, approfittando di privilegi. Ci sono distorsioni nel loro rapporto con le istituzioni; alcuni ragazzi si fanno tatuare un carabiniere sulla pianta del piede, ‘per poterlo calpestare sempre’. Ho lavorato con un diciassettenne accusato di sei omicidi; tra le pratiche comuni, gli affiliati alla ‘ndrangheta mostrano ai figli come sgozzare i maiali per insegnare loro la violenza e per testare chi è meno sensibile”.
Il progetto Liberi di Scegliere mira a portare i ragazzi al di fuori della Calabria e della Sicilia, affidandoli a famiglie per alleviare la loro sofferenza. “Quando il progetto ha iniziato a crescere, ci siamo rivolti all’associazione Libera per istituire una rete di accoglienza su tutto il territorio nazionale per chi desidera allontanarsi dalla criminalità organizzata. Molti di questi ragazzi sono stati accolti proprio in Toscana e in Emilia Romagna. Ricevo ancora messaggi di ragazzi che hanno ricostruito la loro vita. Alcuni di loro erano stati condannati da me, ma hanno intrapreso un importante percorso di riabilitazione che li ha portati a liberarsi dalla ‘ndrangheta”.
Metà del suo intervento è stata dedicata alle domande degli studenti, tutte molto concrete:
“Ha paura di morire?” “È un rischio che si considera quando si svolge questo lavoro”.
“Ha mai pensato di abbandonare il progetto?”, a cui risponde “No, mai, ma ci sono stati momenti di stanchezza”.
“Come ci si sente dopo aver allontanato i ragazzi dalle loro famiglie?” “All’inizio, è un fardello emotivo molto forte; non è semplice. Ma ho mantenuto contatti con tanti ragazzi che ce l’hanno fatta; la loro forza mi aiuta ad affrontare questo incarico”.
“Ha mai ricevuto minacce per il suo lavoro?” “Sì, ma molti hanno capito che le misure sui minori non sono punitive, ma proteggono i figli”.
È emerso anche lo scandalo Keu, con una richiesta di commento da parte del magistrato: “Non conosco nei dettagli la questione, ma so che la gestione dei rifiuti speciali è uno dei business delle organizzazioni criminali. Campania, Sicilia e Calabria sono località dove, purtroppo, le mafie operano molto in questo settore, con innumerevoli morti a causa di disastri ambientali. La ‘ndrangheta ha anche molti soldi, che investe in economie sane, come in Toscana”. L’assessora Torrini ha evidenziato che l’amministrazione comunale di Empoli è parte civile nel processo riguardante lo sversamento di Keu sotto la 429 e ha fornito aggiornamenti sugli sviluppi recenti del caso.
Fonte: Comune di Empoli – Ufficio stampa