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Il Giorno del Ricordo: Santa Croce onora le vittime delle foibe e gli esuli giuliano-dalmati

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Una cerimonia dedicata alla commemorazione e alla preservazione della storia degli esuli giuliano-dalmati, la quale narra di un esodo ineluttabile, segnato da eventi storici che portarono molti italiani e non solo a lasciare le loro terre a seguito dell’8 settembre 1943, e ancor di più dopo la conclusione del conflitto. Tra queste due date si inserisce la tragedia delle Foibe, con la drammatica storia di migliaia di persone uccise e ‘infoibate’, ossia gettate nelle aperture carsiche del territorio istriano. Dopo la fine della guerra, la situazione per le persone di lingua e cultura italiana rimaste negli ex territori della Venezia Giulia non migliorò, e molti furono costretti a fare ritorno nell’Italia del dopoguerra, dove l’accoglienza non fu sempre calorosa, anzi, spesso si rivelò complessa.

Per non dimenticare questa parte della nostra storia, in occasione del Giorno del Ricordo, si è svolta a Santa Croce sull’Arno una cerimonia domenica 9 febbraio alle 10 presso il Giardino dei caduti delle Foibe, situato all’angolo tra via XI Febbraio e via Salvemini, per ricordare le vittime delle Foibe e l’esodo degli istriani, fiumani e dalmati italiani nel secondo dopoguerra. Il programma prevede un ritrovo nel giardino con la deposizione di una corona di alloro in memoria delle vittime delle foibe, seguita dal saluto istituzionale del sindaco Roberto Giannoni e dell’assessore alla Memoria Simone Balsanti. Interverrà poi Giampaolo Giannelli, in rappresentanza dell’Unione degli Istriani.

L’amministrazione comunale, in collaborazione con il tavolo della Memoria, ha inoltre organizzato l’esecuzione di brani musicali dal repertorio di Sergio Endrigo, un esule istriano, interpretati dal maestro di flauto Tommaso Giannoni, insieme a letture tratte dal libro “Nata in Istria” di Anna Maria Mori.
“Il Giorno del Ricordo è stato istituito con la legge 92 del 30 marzo 2004,” spiega l’assessore alla Memoria, Simone Balsanti. “Quest’anno – prosegue Balsanti – in un ottica di mantenere viva la Memoria delle tragedie del ‘900, che ci coinvolgono profondamente, avendo avuto origine in Europa, abbiamo voluto dedicare una cerimonia il più esaustiva possibile a questa tragica pagina della storia italiana. Tragica per chi ne fu vittima, tragica per le modalità con cui furono accolti al rientro in Italia e tragica perché si aggiunge a tutti gli altri episodi relativi ai totalitarismi novecenteschi, nei quali persero la vita persone innocenti, facendo riferimento ai civili, senza con ciò legittimare la morte degli attori bellici in un contesto di rifiuto della guerra.

Ritengo che il valore di questa giornata del Ricordo, come per il Giorno della Memoria, pur essendo fenomeni che si sviluppano in contesti diversi e con implicazioni numeriche varie, risieda nella comune condanna ai totalitarismi del ‘900, alla violenza e alla guerra. Infatti, quando si parla di civili nei conflitti, ogni morte è una tragedia, indipendentemente dalle motivazioni pratiche e ideologiche alla base di quell’atto di violenza. È una giornata che invita tutti a mettere il valore della vita umana al di sopra delle ideologie e di qualsiasi altra cosa. Un messaggio che assume un significato particolare in un periodo storico in cui l’Europa e il bacino orientale del Mediterraneo sono teatro di conflitti che colpiscono nuovamente i civili in una situazione già tragica.

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