Ha collaborato con personalità del calibro di Federico Fellini, Mario Monicelli, Luca Ronconi, Ugo Gregoretti e Maurice Bejart. Ha immortalato figure iconiche come Henry Moore, Riccardo Muti, Andy Warhol, Maria Callas, Yehudi Menuhin, Orazio Costa, Eduardo De Filippo e Vittorio Gassman. Franco Basaglia, un giovane psichiatra impegnato nella chiusura dei manicomi, gli affidò la documentazione fotografica di questi luoghi, diventando così il primo a raccontare questa realtà attraverso il suo obiettivo. Ha esposto alla Biblioteca Nazionale di Parigi (1971), al Museo d’Arte Moderna di New York (1974), ad Arles (1978), alla Casa della Cultura di Pechino (1984), alla Galleria d’Arte Contemporanea di Sydney (1984), e nelle Gallerie d’Arte Moderna di Colonia, Francoforte e Amburgo (1992-’93).
Oggi Luciano Ricci, a 95 anni, risiede presso l’Rsa La Mimosa di Campi Bisenzio (sotto la gestione del Consorzio Zenit) e, nonostante gli acciacchi, continua a dedicarsi alla fotografia. In occasione della festa della donna di sabato 8 marzo, saranno esposti nella residenza sanitaria assistita 20 scatti che ha realizzato alle anziane ospiti della struttura e alle operatrici sociali. Armato della sua macchina fotografica, non ha mai smesso di seguire la sua grande passione, e, seduto sulla carrozzina, ha ritratto molte donne che vivono nell’Rsa campigiana. Molte signore sono state lusingate di posare per Luciano. Una delle peculiarità di Luciano è che fotografa con una sola mano, poiché ha perso due arti (un braccio e una gamba) all’età di 14 anni a causa di una bomba a mano tedesca, che aveva trovato per caso e con cui stava giocando.
“Dopo essersi ritirato dal panorama internazionale, Luciano ha continuato a dedicarsi alla fotografia, sperimentando nuovi generi e correnti artistiche – racconta la moglie, la poetessa Maria Grazia Carraroli – Adesso vive in Rsa a causa delle sue condizioni di salute, e mi dice sempre di sentirsi accolto; apprezza il clima caloroso e rispettoso nei suoi confronti. Inoltre, ha la possibilità di continuare a utilizzare la macchina fotografica, e questo per lui è molto significativo”.
“L’esposizione di opere fotografiche in un ambiente come quello dell’Rsa può avere un impatto profondamente positivo sugli ospiti, contribuendo a stimolare la loro memoria, emozioni e creatività – dichiara Cecilia Cardoso, animatrice dell’Rsa La Mimosa – Inoltre, il fatto che un fotografo di fama internazionale scelga di esporre il suo lavoro in una Rsa rappresenta un gesto di inclusività e riconoscimento del valore degli anziani, spesso percepiti come emarginati o invisibili dalla società. L’arte ha il potere di abbattere le barriere e stimolare un legame intergenerazionale, creando momenti di riflessione, bellezza e, in alcuni casi, anche di comunione tra il fotografo e gli ospiti”.