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Disabilità: l’accertamento diventa un percorso ad ostacoli, l’allerta di Cgil-Inca-Spi Firenze

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Dal 1° gennaio 2025, in nove province italiane (Brescia, Catanzaro, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari, Trieste e Firenze), ha preso avvio la sperimentazione di una nuova procedura per l’accertamento della disabilità, che introduce significative novità. Questa riforma sarà estesa a tutta Italia dal 1° gennaio 2026.

Tra i principali aspetti tecnici della riforma, emerge la modifica della genesi della procedura sanitaria: fino al 31 dicembre 2024, all’emissione di un certificato medico seguiva una fase amministrativa gestita in gran parte dai patronati. Ora, invece, l’iter parte con l’invio telematico del certificato medico introduttivo all’INPS. La nuova procedura, che richiede la firma digitale e prevede un processo di trasmissione del certificato più complesso, introduce anche nuovi aspetti amministrativi che incrementano il carico burocratico per i medici, in particolare per i medici di medicina generale, già in difficoltà a causa della cronica carenza di personale in Toscana e a Firenze. Il ruolo dei patronati rimane centrale, poiché alla fase sanitaria segue la trasmissione dei dati socio-economici all’INPS, cruciali per la liquidazione delle competenze economiche associate ai gradi di disabilità eventualmente riconosciuti; un compito che può essere svolto tramite gli sportelli dei patronati.

Il gennaio 2025 può considerarsi un buon indicatore per valutare l’andamento della sperimentazione? Se la risposta è affermativa, ci attendono sfide difficili: da un lato, la procedura INPS, avviata con risultati altalenanti dalla metà del mese, presenta ancora molte criticità, risultando completamente assente nella parte relativa ai cittadini e ai patronati per la trasmissione dei dati socio-economici. Dall’altro lato, i medici certificatori segnalano tempi allungati per la realizzazione dei certificati introduttivi, con un nuovo tempo di compilazione tra i 60 e i 90 minuti (rispetto ai 30 minuti precedenti), e la mancanza di strumenti tecnici adeguati, come la certificazione della firma digitale, diventata obbligatoria. Inoltre, c’è una crescente difficoltà nell’integrare questo tipo di assistenza con l’attività ordinaria.

Queste problematiche si traducono in una diffusa incapacità di gestire le richieste da parte di molti medici certificatori nella produzione dei certificati introduttivi, determinando un aumento dei costi dei certificati stessi, non regolato dalla legge e soggetto alla decisione individuale. Di conseguenza, si registra una preoccupante stasi nel diritto: se il Patronato INCA Provinciale di Firenze ha registrato quasi 1000 accessi ai propri servizi per assistenza su domande legate alla disabilità nel gennaio 2024, nel gennaio 2025 gli accessi sono stati poco più di 40.

Questa differenza stridente, confermata dalle testimonianze dell’INCA anche nelle altre otto province coinvolte nella sperimentazione, evidenzia l’immobilismo e la perdita reale di un ampio insieme di diritti: il percorso relativo alla disabilità comprende il riconoscimento dell’invalidità civile con accesso a varie prestazioni economiche, come pensioni di invalidità o assegni di accompagnamento, e prestazioni sanitarie, come protesi e ausili, così come l’attestazione della situazione di svantaggio sociale legato al grado di disabilità, necessaria per accedere a specifici benefici della Legge 104, come permessi lavorativi per familiari che assistono persone con disabilità, e agevolazioni fiscali per l’acquisto di veicoli e ausili, oltre a priorità nei servizi. Ma c’è di più: il percorso di valutazione e riconoscimento della disabilità è fondamentale per l’assistenza domiciliare, la partecipazione a centri diurni, servizi di trasporto agevolato, detrazioni per spese mediche, IVA ridotta per beni e servizi specifici, diritto al collocamento mirato, contributi per l’adattamento dell’abitazione, e facilitazioni per l’acquisto o affitto di alloggi, e molto altro ancora.

Esiste inoltre, e si farà sempre più pressante se la situazione attuale non evolve, un ulteriore problema relativo all’accesso alle valutazioni di base per chi richiede tali riconoscimenti: se in precedenza, con un incremento burocratico, le visite venivano effettuate da commissioni mediche ASL in apposite sedi e poi dovevano essere confermate da una commissione INPS, ora la sperimentazione prevede che la valutazione sia interamente affidata ai gabinetti medici INPS, nel tentativo di ridurre i tempi di attesa, che superano i 200 giorni medi. Se l’intenzione è nobile, nella pratica si osserva una forte perdita di accessibilità territoriale, riducendo i numerosi punti di accesso a soli tre centri INPS attrezzati, di cui due a Firenze e uno a Sesto Fiorentino; contemporaneamente, si aggrava la cronica mancanza di personale medico-sanitario in grado di affrontare l’alto numero di richieste, che si spera torni a una situazione normale al più presto.

Questi sono cittadini fragili e famiglie che si trovano di fronte a un percorso pieno di ostacoli e rischiano di perdere diritti fondamentali: diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, e alla mobilità. Il certificato introduttivo rappresenta l’inizio per accedere a prestazioni essenziali che stanno venendo meno.

È urgente avviare un confronto con le istituzioni: abbiamo già inviato richieste per un incontro all’Assessorato al Sociale della Regione Toscana, con l’obiettivo di costituire una cabina di regia in cui tutte le parti coinvolte – Comuni e INPS compresi – possano discutere e intervenire per rimuovere i numerosi problemi e ingiustizie sociali che stanno emergendo in questa fase iniziale del processo di riforma. È necessario anche regolare i costi dei certificati introduttivi.

Le preoccupazioni che emergono da questo quadro allarmante non possono essere trascurate: è essenziale che il Governo e le istituzioni coinvolte ascoltino con attenzione le voci delle persone con disabilità, delle loro famiglie, e degli attori, come il Patronato INCA e la CGIL, che sono stati al loro fianco in questi anni, adottando le misure necessarie per garantire che questo percorso riformista sia realmente inclusivo e rispettoso dei diritti.

La riforma della disabilità non deve limitarsi a questioni statistiche, ma deve rappresentare un impegno tangibile per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, promuovere la loro inclusione sociale e lavorativa, e garantire il rispetto della loro dignità.

Firmato: Giancarla Casini (Cgil Firenze), Emilio Fabbri (Inca Cgil Firenze), Alessio Focardi (Ufficio Politiche Disabilità Cgil Firenze), Chiara Tozzi (Spi Cgil Firenze)

Fonte: Ufficio Stampa Cgil Toscana e Firenze

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