I fatti si sono verificati il 27 gennaio 2020 ad Arcidosso (GR), quando il proprietario di un segugio maremmano di nome Virgola decise di sbarazzarsi del cane, ritenuto non idoneo per la caccia al cinghiale. Per realizzare questo atroce piano, l’uomo propose al suo amico di abbattere l’animale. Quest’ultimo accettò senza esitazioni e sparò un colpo di fucile alla testa del cane, gettandone poi il corpo in un dirupo. Per cercare di depistare le indagini, il proprietario denunciò falsamente la scomparsa dell’animale due giorni dopo, il 29 gennaio 2020.
“Questa condanna rappresenta un segnale significativo, ma la pena inflitta è ancora troppo leggera rispetto alla gravità del crimine commesso – afferma Piera Rosati, Presidente di LNDC Animal Protection. Sparare a un cane e gettarlo come se fosse un rifiuto è un atto di una crudeltà inaudita. Continueremo a lottare affinché la legge preveda pene più severe per chi commette simili atrocità. Siamo abituati a pensare che i cacciatori che compiono questi atti siano per lo più anziani, ma la triste realtà è che queste due persone hanno meno di 50 anni. Il fatto che siano relativamente giovani rende tutto ancora più avvilente e sconcertante; non hanno nemmeno la scusa di una mentalità retrograda legata all’età.”
LNDC Animal Protection si è costituita parte civile nel processo, ottenendo giustizia e confermando ancora una volta l’importanza di portare casi simili in Tribunale per ottenere condanne esemplari e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di tutelare gli animali.
La vicenda di Virgola non è purtroppo un caso isolato. Molti cani utilizzati nella caccia vengono ancora considerati strumenti di lavoro e, se ritenuti inadeguati, vengono eliminati senza scrupoli. “È necessario accelerare la riforma della normativa sul maltrattamento e l’uccisione di animali, ferma in Parlamento da troppo tempo, affinché i colpevoli paghino veramente per le loro azioni,” conclude Rosati.
Fonte: LNDC Animal Protection – Ufficio Stampa