«È possibile introdurre tutte le leggi del mondo, ma togliersi la vita e aiutare qualcun altro a farlo non potrà mai essere considerato un atto positivo. Questo è evidente e va sottolineato. Quando si inizia a vedere questa pratica come qualcosa di positivo, significa che qualcosa dentro di noi si è spezzato e disorientato. Se ciò accade a qualcuno in difficoltà, il tutto sarà nelle mani dell’infinita misericordia di Dio. Tuttavia, se questo approccio si trasforma in una teoria lucida, o in un’ideologia, è solo una cecità della ragione». Queste sono le affermazioni del vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli, riguardo l’approvazione della legge regionale sul fine vita.
«L’approvazione da parte del consiglio regionale della legge sul “suicidio assistito”, come già evidenziato dal Cardinale Lojudice e da altri vescovi, rappresenta un evento estremamente spiacevole e doloroso, una sconfitta per tutti e soprattutto un regresso nei diritti e nei valori di civiltà e amore per il prossimo, che si tenta erroneamente di presentare come tutelati. In seguito a questo provvedimento, come potranno operare i medici e gli operatori sanitari, specialmente in “commissioni territoriali”, che si troveranno di fronte a scelte drammatiche senza un quadro normativo nazionale chiaro e protettivo? Sorge il dubbio che quanto presentato non sia altro che una manovra comunicativa ben orchestrata, una forzatura che presto svelerà tutti i suoi limiti, sia legali che morali. Tutto ciò – continua il vescovo – avviene in un contesto preoccupante di evidente regresso della sanità pubblica, in cui questo nuovo quadro normativo potrebbe generare scenari drammatici già nel prossimo futuro.
Riguardo ai cattolici impegnati in politica, ammesso che esistano ancora, dovrebbero talvolta avere il coraggio di andare controcorrente e prestare attenzione a non farsi coinvolgere in giochetti, spesso finalizzati unicamente a mantenere il potere.
Noi, come Chiesa, non ci tireremo indietro di fronte alle richieste di amore e di cura che provengono dalle famiglie e dalle comunità, le quali chiedono piuttosto maggiori risorse e sostegno per accompagnare le persone malate o fragili, per tutelarne realmente la dignità fino alla fine».
Fonte: Diocesi di Pistoia – Ufficio stampa