La Casa della donna di Pisa esprime una profonda soddisfazione per la recente sentenza emanata dalla CEDU – Corte Europea per i diritti umani riguardo al caso di Andrea Buscemi, ex assessore del Comune di Pisa, condannato per violenze nei confronti della sua ex compagna, dopo un lungo e complesso iter giudiziario.
Ketty De Pasquale, presidente della Casa della donna, sottolinea come “la questione Buscemi abbia segnato un capitolo buio della giustizia italiana, una realtà purtroppo condivisa da molte storie di violenza contro le donne. Ora la Corte Europea riconosce ufficialmente la gravissima ingiustizia subita dalla ex compagna e da tutte le donne che hanno vissuto situazioni simili. È inaccettabile che ci voglia una sentenza europea per affermare che una denuncia per stalking non possa attendere 15 anni per arrivare a una conclusione definitiva”. “È importante ricordare che sul fronte civile la questione è ancora aperta, a oltre 9 anni dalla denuncia, come precisa anche la CEDU, a causa dell’ulteriore ricorso in Cassazione da parte di Andrea Buscemi. Tuttavia – continua la presidente della Casa della donna – la questione Buscemi è grave non solo dal punto di vista legale: non possiamo dimenticare il supporto politico di cui ha beneficiato, giungendo addirittura a essere nominato assessore alla cultura nella prima giunta Conti. Una nomina alla quale ci siamo opposti con tutte le nostre forze, mobilitando migliaia di cittadine e cittadini per mesi”.
“I ritardi inaccettabili che hanno caratterizzato il processo giudiziario, insieme al supporto politico e al favore di certa stampa, si inseriscono in una cultura della violenza che rappresenta il nostro vero nemico – conclude De Pasquale – poiché è grazie a questa ‘cultura’ diffusa e complice che molti uomini autori di violenze riescono a farla franca, mentre donne come Patrizia devono attendere decenni per ottenere una qualche forma di giustizia, e altre, purtroppo, non la ottengono mai o arrivano addirittura a essere uccise”.
Una sentenza così lunga e vergognosa – sottolineano dalla Casa della donna, che per prima si è attivata nel 2018 contro la nomina ad assessore di Buscemi – evidenzia come la Corte abbia condannato lo Stato Italiano per non aver agito con la necessaria tempestività e diligenza, mostrando incapacità nel condurre le indagini e non garantendo così che l’autore del reato fosse perseguito e punito senza ritardi indebiti”.
La Casa della donna ricorda infine che i ritardi della giustizia italiana nel condannare Buscemi sono inaccettabili, poiché, come affermato dalla sentenza, “risultano in spregio all’obbligo di garantire che l’accusato di minacce e molestie fosse processato rapidamente e non potesse quindi beneficiare della prescrizione”.
Fonte: Ufficio Stampa