Il PD di Vinci, attraverso il suo segretario e la capogruppo, sostiene che le opposizioni partono da pregiudizi per ostacolare un progetto di miglioramento che ha ricevuto il consenso degli elettori del PD durante la campagna elettorale. Inoltre, accusa le opposizioni di sollevare polemiche senza entrare nel merito. Tuttavia, il merito sembra mancare: la protesta delle opposizioni deriva proprio dal fatto che la delibera in votazione il 29 gennaio non forniva alcun dettaglio sui contenuti della ristrutturazione di uffici e servizi. Non chiariva al consiglio comunale quali servizi si volessero potenziare, quali rendere più efficienti o eventualmente esternalizzare, come previsto dalla legge nazionale (TUEL). La delibera approvata solo con il voto del PD appare praticamente come una delega in bianco, che trasferisce il potere di indirizzo dal Consiglio Comunale all’esecutivo comunale.
I cosiddetti “principi” della ristrutturazione citati nella delibera sono in realtà criteri generali già stabiliti dalla legge nazionale (testo unico lavori pubblici) per le amministrazioni pubbliche: miglioramento dell’efficienza, valorizzazione delle competenze e capacità di raggiungere obiettivi programmati. Questi criteri, così vaghi e indiscutibili, non chiariscono neppure se verranno intraprese direzioni condivisibili. L’efficienza di una macchina comunale si misura anche dalla capacità di rispondere alle esigenze dei cittadini, siano esse relative alla gestione del territorio, ai servizi per l’infanzia o alla manutenzione degli spazi pubblici, e non solo dalla riduzione dei costi attraverso l’accorpamento di uffici o l’esternalizzazione dei servizi.
È possibile che gli autori di questa delibera siano in buona fede, o forse abbiano interpretato superficialmente le pratiche in discussione, ma affermare che si è scelto di “…affidare questo progetto alla ditta DASEIN, con trent’anni di esperienza nella riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni” è fuorviante: la relazione fornita NON è UN PROGETTO, ma uno studio che enuncia diverse ipotesi di riorganizzazione delle competenze interne (ben 7 ipotesi) e propone alcuni criteri di razionalizzazione (come unire i servizi anagrafici riducendo le offerte per risparmiare), ma la decisione finale spetta all’amministrazione. In Consiglio comunale abbiamo già sollevato questioni riguardo al “pastrocchio” creatosi attorno a questa delibera, che specifica l’incarico alla Dasein; inizialmente, il rapporto finale era negato alle opposizioni con la giustificazione che “non doveva essere votato” (come se i consiglieri comunali dovessero limitarsi a leggere solo le delibere preparate dalla giunta e dagli uffici), poi è stato dichiarato “ancora in bozza”, successivamente è stato menzionato come disponibile per i consiglieri solo su richiesta di accesso agli atti, infine è stato negato a causa di “numerosi errori” rilevati dagli uffici, e infine inviato via email ai consiglieri di opposizione alle 16 del giorno del Consiglio, con l’obbligo di riservatezza: dire che alla mancanza di trasparenza si aggiunge una certa dose di approssimazione sembra persino riduttivo.
Far approvare una delibera che si riferisce a un incarico che non ha generato documenti pubblici consultabili da cittadini o rappresentanti eletti dimostra una cultura politica che non tollera controlli, partecipazione e democrazia. Inoltre, la disponibilità dell’ultima ora di una relazione di 120 pagine (sarà quella ufficiale? Quando è stata protocollata?) è ovviamente tardiva per poter essere letta e compresa dai consiglieri di opposizione; risulta dunque solo un rimedio tardivo. È una giornata sfortunata per il Consiglio Comunale, che si sta cercando di presentare come una vittoria gloriosa per una “riformissima” della macchina comunale che NESSUNO ha potuto conoscere (e votare) il 29 gennaio.
Giuseppe Pandolfi – In Comune per Vinci