Giornata della Memoria: A Pisa e Lucca i racconti dei testimoni nel film sulla Shoah italiana

Giornata della Memoria: A Pisa e Lucca i racconti dei testimoni nel film sulla Shoah italiana

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“È accaduto, quindi può accadere di nuovo: questo è il focus di quanto desideriamo comunicare”, scriveva Primo Levi. In occasione della Giornata della Memoria, Scuola Superiore Sant’Anna, Scuola Normale Superiore, Università di Pisa, Scuola IMT Alti Studi Lucca organizzano per lunedì 27 gennaio la proiezione di “Memoria. I sopravvissuti raccontano“, un film del 1997 che tratta della Shoah italiana, diretto da Ruggero Gabbai, con un soggetto di Liliana Picciotto e Marcello Pezzetti. La proiezione, aperta al pubblico, si terrà alle 18 nell’aula magna della Scuola Superiore Sant’Anna a Pisa e alle 17.00 presso la sede di IMT Alti Studi a Lucca. L’evento sarà introdotto da Michele Emdin e Barbara Henry (entrambi della Scuola Superiore Sant’Anna), Elisa Guidi (Scuola Normale Superiore), Saulle Panizza (Università di Pisa) e Ilaria Pavan (Scuola IMT Alti Studi Lucca). Durante i loro interventi, i relatori discuteranno del progetto volto a costituire gruppi di studentesse e studenti universitari che, dall’8 al 12 maggio, parteciperanno a un pellegrinaggio nei campi di sterminio nazisti organizzato da ANED (Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi Nazisti) e dal progetto Promemoria Auschwitz della Scuola Normale Superiore. Questo pellegrinaggio culminerà con una visita al campo di concentramento di Mauthausen, per commemorare l’80esimo anniversario della Liberazione.

“Memoria. I sopravvissuti raccontano” è un film documentario che raccoglie le testimonianze di 93 ebrei italiani sopravvissuti al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Prodotto da Forma International in collaborazione con il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, il film si basa sul soggetto e gli studi storici di Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto. Vengono narrati momenti cruciali, come la cattura nelle città italiane, la deportazione nei vagoni blindati, l’arrivo e la separazione dai familiari, la vita nel campo, la liberazione e il difficile ritorno a casa. Alcune letture di Giancarlo Giannini, tratte da “Se questo è un uomo” di Primo Levi, accompagnano le testimonianze di diversi sopravvissuti, riportati nei luoghi della loro prigionia. Oltre alla narrazione delle sofferenze patite nel campo, vengono anche descritte esperienze di umiliazione e privazione causate dalle leggi razziali del 1938. Tra i sopravvissuti le cui storie sono raccontate nel film ci sono Shlomo Venezia, Rubino Romeo Salmonì, Nedo Fiano, Ida Marcheria, Leone Sabatello, Liliana Segre, Alberto Mieli, Goti Herskovits Bauer, Settimia Spizzichino, Piero Terracina, Sabatino Finzi, Elisa Springer, Alberto Sed, Mario Spizzichino, Lina Navarro, Virginia Gattegno, Dora Venezia, Raimondo Di Neris, Matilde Beniacar, Alessandro Kroo, Dora Klein, Luigi Sagi, ed Elena Kugler. Molti di loro hanno condiviso le loro esperienze fino in età avanzata, poco prima di scomparire, raccontando le drammatiche vicende vissute durante la Shoah in Italia.

“Ad Auschwitz erano partiti dall’Italia in 5.644 e ne erano tornati in 363, meno del 10 percento”, scrive la sceneggiatrice Liliana Picciotto, storica della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. Continua: “Nel 1994 avevamo trovato appunto 93 di loro, oggi ne sono rimasti pochissimi, e questo fa comprendere il valore della nostra opera nel raccogliere sistematicamente le loro testimonianze. Non è stato facile trovarli e persuadere i loro familiari a condividere ricordi così dolorosi. Fin dall’inizio, nella fase progettuale del film, abbiamo deciso di seguire l’insegnamento di Claude Lanzmann nel suo monumentale film Shoah: riporta le persone nei luoghi dei fatti, non a casa loro. Volevamo che ciascuna persona ritrovasse un pezzo di se stessa di quel periodo. Abbiamo lasciato i testimoni liberi di camminare, meditare e parlare senza essere incalzati dalle domande, dialogando con la loro memoria. Questo film è caratterizzato da silenzi, e talvolta anche i silenzi comunicano. La mancanza di senso della Shoah rimane una questione aperta. Questo evento sfugge agli strumenti tradizionali di analisi storica. Possiamo solo cercare di spiegare, non di capire. E questo è evidente nello sguardo sofferente e quasi attonito dei testimoni. L’unica consolazione è che forse la memoria di tutto ciò possa servire da barriera contro atteggiamenti di chiusura, incomprensione e negazione dei diritti altrui, che non dovrebbero avere posto nel nostro presente.”

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