MILANO (ITALPRESS) – La sindrome del tunnel carpale è una condizione medica causata dalla compressione del nervo mediano nel polso, il quale è responsabile della funzione e della sensibilità delle dita e di una parte del palmo. Questa compressione può dar luogo a sintomi come dolore, formicolio, intorpidimento e debolezza nelle mani, in particolare nelle dita pollice, indice e medio. La sindrome è frequentemente generata da movimenti ripetitivi del polso, tipici in lavori che richiedono un uso prolungato di tastiere o strumenti manuali. Altre eventuali cause includono artrite, gravidanza e obesità. I sintomi variano in intensità, e senza un intervento adeguato tendono a peggiorare nel tempo. Questi temi sono stati esplorati da Giorgio Pajardi, professore ordinario di Chirurgia plastica e ricostruttiva all’Università degli Studi di Milano, coordinatore del Master di Riabilitazione della mano e direttore dell’Unità operativa complessa di chirurgia della mano del gruppo MultiMedica, durante un’intervista con Marco Klinger, per il programma televisivo Medicina Top dell’agenzia di stampa Italpress.
“La sindrome del tunnel carpale è la patologia più comune della mano e del sistema nervoso periferico – ha esordito – È legata all’utilizzo della mano, che occasionalmente necessita di supporto. Tra i segnali, il formicolio è un sintomo chiave, poiché un nervo irritato provoca tale sensazione. Il problema è che i nervi sono strutture molto lunghe che si estendono dal midollo all’apice delle mani o dei piedi, e possono esserci diversi livelli di infiammazione – ha spiegato il professore – All’inizio si potrebbe confondere con l’artrosi, ma poi si nota che il dolore è localizzato principalmente nelle prime tre dita della mano. Raramente ci sono forme congenite, che possono verificarsi anche in bambini e adolescenti. Dai trenta anni in su, è comune, ma non è influenzata da fattori ormonali. Raramente si associa a traumi”.
Riguardo alla diagnosi di sindrome del tunnel carpale, Pajardi ha sottolineato: “Il medico di famiglia gioca un ruolo cruciale, dobbiamo esserne consapevoli come specialisti – ha affermato – I pazienti possono presentare diverse patologie. L’esame principale è l’elettromiografia: i neurofisiologi sono i nostri stretti collaboratori in questo ambito. Negli ultimi anni, un’utile integrazione è stata l’ecografia del nervo”. Il trattamento primario per questa condizione è l’intervento in endoscopia: “Di norma, come per le lenti degli occhiali, la sindrome del tunnel carpale tende a manifestarsi in entrambe le mani – ha evidenziato – Un paziente sottoposto a intervento su una mano viene solitamente trattato anche sull’altra. L’operazione richiede solo pochi minuti e offre un significativo rapporto costo-beneficio. Si ritorna a dormire, a chiudere la camicia, a praticare sport – ha rassicurato il professore – L’arrivo della tecnica endoscopica, che esiste da 34 anni, consente in alcuni casi di trattare entrambe le mani nello stesso intervento, ma non deve essere vista come una scorciatoia per la guarigione”.
“Dopo l’intervento, il paziente ha la mano libera e può muoversi autonomamente; consigliamo solo di evitare di guidare nella stessa giornata, ma la sua autonomia è totale – ha ribadito Pajardi – Nessuna chirurgia è completamente sicura, quindi è fondamentale affidarsi a uno specialista di chirurgia della mano e seguire un terapista della mano nel periodo post-operatorio per garantirsi le migliori condizioni”.
In alcuni casi, è possibile anche evitare l’intervento chirurgico: “Non esiste una vera prevenzione, ma oggi abbiamo il vantaggio di una cultura dell’ergonomia che ci aiuta notevolmente – ha concluso – In situazioni iniziali o in casi specifici come in gravidanza, possiamo applicare un tutore e attuare una terapia conservativa senza intervento”.
– foto tratta da video Medicina Top –
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