Scuola, "con la riforma Valditara dare ai bambini radici e ali"

Scuola, “con la riforma Valditara dare ai bambini radici e ali”

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“Dare ai bambini radici e ali”: un’identità comune in cui possano sempre riconoscersi e un cielo dove volare, liberi di inseguire i propri sogni e talenti. “Il percorso educativo di bambini e adolescenti dovrebbe mirare a questo” e “le novità introdotte a scuola dal ministro Valditara sono un passo nella giusta direzione“, afferma il pediatra Italo Farnetani. L’esperto condivide con l’Adnkronos Salute la sua opinione sui cambiamenti previsti dalle Nuove indicazioni nazionali per il primo ciclo scolastico. Dal medico arrivano 5 approvazioni, un ‘no’ e un paio di ‘ni’, o meglio ‘sì, ma’. Tra le proposte c’è l’idea di rivedere il vecchio dizionario, in una versione ‘2.0’, e avvicinare gli studenti alla musica partendo dai brani più popolari. Non si devono però trascurare i generi leggeri, poiché “non sono solo canzonette”. E il latino? “Bene, ma a partire dalla terza media”.

“In cima alla lista dei ‘sì’ – esordisce il pediatra, professore ordinario all’Università Ludes-United Campus of Malta – colloco la promozione della lingua italiana e della grammatica fin dalla scuola primaria. L’obiettivo non è raggiungere la ‘bella lingua’ o la ‘lingua pura’, in quanto tali forme non sono mai esistite”, precisa l’esperto, “ma è fondamentale fornire agli alunni gli strumenti per comunicare in modo efficace, al di là della scrittura ‘fast’ imposta da email e social media. È utile utilizzare abbreviazioni, come facevano anche i copisti dell’antichità, ma è altrettanto essenziale saper scrivere in modo corretto e completo in italiano, per evitare malintesi e fraintendimenti. Tra tutte le novità, considero questa la più rilevante. Se giocassi a ‘buttare giù’ nella torre, sarebbe l’ultima cosa a cui rinuncerei. E ai docenti suggerisco di insegnare l’uso del dizionario,” spiega il medico. “Non il tradizionale ‘tomo’ che spesso non si trova nemmeno più in casa, ma un dizionario online, facilmente accessibile tramite smartphone. Questo aiuterà i ragazzi a scrivere in modo corretto, ma anche in modo più personale e autonomo”.

Sul podio dei ‘sì’, al secondo posto Farnetani colloca tre elementi ex aequo: la promozione della musica, della storia dell’arte e degli studi umanistici. “La musica è cruciale – spiega – stimola il cervello, al punto che noi pediatri abbiamo avviato il progetto ‘Nati per la musica’ per introdurla ai bambini ancor prima della nascita, già dal settimo mese di gravidanza. Inoltre, la musica è un linguaggio universale che promuove inclusività e integrazione. Attenzione, però: fino ai 10 anni il bambino ragiona in base a ciò che ricorda, conosce o osserva. Pertanto, nell’insegnare musica suggerisco di iniziare con canzoni familiari, anche quelle della musica leggera che fanno parte della nostra cultura e che gli adulti fischiettano e che i bambini sentono. Questo approccio supporta anche lo spirito di gruppo e la socializzazione”.

Al secondo posto tra i ‘sì’ di Farnetani c’è la promozione della storia dell’arte. “Ottimo – afferma il pediatra – perché rafforza le radici e abitua i bambini all’apprezzamento della bellezza, allenandoli all’armonia. Un ulteriore consiglio per gli insegnanti è di focalizzarsi sulla storia dell’arte locale, poiché le radici non si limitano a quelle familiari, ma affondano anche nel territorio che si vive e si calpesta. Infine, sul secondo gradino del podio dei ‘sì’, il medico colloca la promozione della cultura e degli studi umanistici, essenziale per favorire la crescita e lo sviluppo del singolo. Anche se oggi siamo sempre più legati alla tecnica e all’informatica – osserva l’esperto – dietro ogni computer ci sarà sempre una persona. E se attraverso la cultura umanistica riusciremo a sviluppare intelligenza, creatività e sensibilità, non esisterà mai un’intelligenza artificiale in grado di uguagliarla”.

L’ultimo ‘sì’ di Farnetani riguarda la severità nel punire comportamenti inadeguati: “Lo metto al terzo posto – sottolinea – solo perché fortunatamente coinvolge un numero limitato di alunni. Tuttavia, se si verificano comportamenti scorretti, è importante che la società, attraverso le istituzioni in questo caso la scuola, invii un segnale chiaro di condanna, affinché l’alunno comprenda che esistono regole che devono essere rispettate. Non è un atteggiamento coercitivo, ma sono i famosi ‘no che aiutano a crescere'”, chiarisce il medico.

Il latino, una delle novità più discusse della riforma Valditara, è posizionato tra i ‘ni’ da Farnetani: “È il mio primo ‘sì, ma’”, afferma. “Il latino – spiega l’esperto – è un modo per far conoscere le nostre radici, ma anche per stimolare la capacità di ragionare. Ritengo quindi che il bambino di seconda media non abbia ancora completato lo sviluppo delle operazioni mentali necessarie per apprendere la lingua latina. Suggerisco dunque di iniziare a insegnarla in terza media, mentre in seconda si può cominciare a familiarizzare con la cultura latina, ad esempio attraverso immagini, ricostruzioni di ambienti con arredi teatrali o visitando rovine romane per chi vive vicino a siti archeologici”.

“‘Sì, ma’ anche alla promozione della lettura, sempre più complessa – osserva il pediatra – perché i genitori leggono sempre meno e spesso in casa ci sono pochi libri. Anche in questo caso consiglio, come per la musica, di proporre testi ambientati nel mondo contemporaneo che gli alunni conoscono e vivono, storie vicine alla loro esperienza e sensibilità. Solo dopo essersi abituati ai libri, si potrà passare ai classici, che risulteranno così più comprensibili e apprezzabili”.

Infine, il ‘no’: il pediatra eliminerebbe “la dicitura ‘non sufficiente’” nei giudizi. In passato ha criticato questo termine, poiché per l’alunno rappresenta un insuccesso e può minare la sua autostima. Inoltre, potrebbe anche alimentare fenomeni di bullismo. Farnetani non ha dubbi: “Il ‘non sufficiente’ è inaccettabile. Sui compiti, sul registro e nella pagella, suggerisco di scrivere ‘in formazione’. Lavori in corso. Anche io – penserà il ragazzo – come tutti gli altri, posso farcela”. (di Paola Olgiati)

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