Professioni: CNI segnala un -13% nelle abilitazioni degli ingegneri

Professioni: CNI segnala un -13% nelle abilitazioni degli ingegneri

31 0

L’“effetto Covid” sulle abilitazioni alla professione di ingegnere e ingegnere junior sembra ormai svanito. Nel 2023, nonostante la ripetizione della procedura d’esame semplificata degli ultimi due anni, solo 9.279 laureati magistrali hanno conseguito l’abilitazione, registrando una diminuzione di casi del 13% rispetto all’anno scorso e del 36,5% rispetto al 2021 e 2022, quando molti laureati sfruttarono un’opportunità unica per ottenere l’abilitazione con una sola prova orale.

Guardando al totale dei laureati magistrali dell’anno precedente che avrebbero potuto partecipare all’Esame di Stato (31.241), solo circa un laureato su tre (29,7%) ha ottenuto l’abilitazione, un dato che segna un netto calo rispetto ai periodi recenti, tra i più bassi mai registrati, superato solo dal 2019, quando la percentuale era del 26,9%. Anche il numero di abilitati alla professione di ingegnere junior è in calo, risultando poco attraente per i laureati di primo livello, poiché la maggior parte continua le loro studi per acquisire il titolo magistrale. Nel 2023, il rapporto tra abilitati e laureati di primo livello è stato solo del 3,6%, una diminuzione rispetto agli ultimi tre anni e vicina ai minimi storici pre-Covid (1,9%). Questi numeri provengono dal consueto rapporto del Centro studi del CNI sull’accesso alle professioni di ingegnere e architetto.

Tra gli ingegneri abilitati, solo 2.836 si sono registrati all’Albo professionale nel 2023, evidenziando un calo di interesse verso iscrizioni formali. Questo fenomeno non è recente. Tra i oltre 130.000 laureati che hanno ottenuto l’abilitazione negli ultimi 13 anni, attualmente solo 60.000 risulterebbero iscritti all’Albo.

“Il Consiglio nazionale – afferma Angelo Domenico Perrini, presidente del CNI – sta monitorando il declino d’interesse per l’abilitazione professionale e l’iscrizione all’Albo, sulla base delle indicazioni del nostro Centro studi. Questa situazione è anche influenzata dalla preferenza dei nuovi ingegneri per posizioni nelle aziende o nella pubblica amministrazione anziché intraprendere la carriera libera, un trend in linea con la diminuzione delle opportunità professionali durante gli anni recenti a causa dei bonus edilizi e investimenti del PNRR”.

“In questo contesto – sottolinea – il CNI continuerà a impegnarsi per offrire un’ampia gamma di servizi di alta qualità agli iscritti, partendo dalla formazione continua, per rendere l’Albo più attraente. Inoltre, è fondamentale proseguire il lavoro su uno dei punti chiave dell’azione politica attuale, ovvero l’obbligo di iscrizione all’Albo per chi esercita in qualsiasi forma la professione di ingegnere. Solo l’iscrizione garantisce la competenza, il rispetto del codice deontologico, l’aggiornamento professionale e la responsabilità per l’attività svolta, oltre a tutelare il principio di concorrenza. È giusto che anche i professionisti operanti nel pubblico e privato offrano le stesse garanzie ai loro committenti, tutto a beneficio della società”.

“I dati raccolti – commenta Marco Ghionna, presidente del Centro studi CNI – rimandano a una normalizzazione rispetto ai trend pre-Covid, mostrando un 13% in meno di abilitati rispetto all’anno scorso e un 36,5% in meno rispetto ai due anni precedenti. Tali dati sono chiaramente influenzati dalla ‘semplificazione’ del sistema abilitativo del 2021 e 2022, anni in cui molti laureati hanno approfittato di una situazione eccezionale per ottenere l’abilitazione con un’unica prova orale. Il picco del 2021 e 2022, ora in diminuzione, potrebbe rivelare come l’Esame di Stato tradizionale funzioni da deterrente per il completamento del percorso professionale e per il contributo delle competenze ingegneristiche autonome nel mercato. Siamo certi che se chiedessimo agli ingegneri abilitati quanto sia stata rilevante la prova d’esame per la loro attività, rispetto ai primi anni di esperienza, le risposte sarebbero favorevoli verso l’importanza della pratica esperienziale. Inoltre, i dati continuano a indicare una formazione universitaria poco orientata verso un professionista autonomo. Se Atene piange, Sparta non ride: l’intero settore tecnico sta affrontando una grave carenza di abilitati. Gli architetti, ad esempio, nel 2023, hanno visto il numero di abilitati più basso dal 2000. Questo segna una modifica strutturale e logica nel rapporto tra università, professione e mercato. È fondamentale sottolineare che un laureato in ingegneria non è per definizione un ingegnere.”

“Un’attenzione particolare deve essere rivolta agli ingegneri junior, che sembrano trascurare l’abilitazione professionale. Questo dimostra come questo passaggio formativo venga visto sempre più come un mero trampolino per proseguire gli studi verso il titolo magistrale. Un ulteriore problema riguarda l’iscrizione successiva degli abilitati agli Ordini Professionali, un tema che dovrà essere affrontato attraverso politiche adeguate, per far comprendere come un professionista ordinato, strutturato deontologicamente, rappresenti una garanzia per l’intera società”.

Se da un lato i dati mostrano un progressivo ritorno alla situazione pre-pandemia, dall’altro la modifica delle modalità d’esame ha alterato significativamente la composizione degli abilitati. A partire dal 2020, le abilitazioni per la professione di ingegnere industriale hanno registrato un aumento tale da costituire, nel 2023, oltre la metà degli abilitati (51,2%). Fino al 2019, la maggior parte degli abilitati era composta da ingegneri civili ed ambientali. Questo cambiamento non ha però portato a una maggiore iscrizione all’albo da parte degli ingegneri industriali, con solo il 14,2% di quelli abilitati nel 2023 effettivamente iscritti all’albo.

La distribuzione geografica degli abilitati per l’iscrizione alla sezione A è rimasta quasi invariata: gli atenei del Meridione continuano a registrare il numero maggiore di abilitazioni, anche se con una lieve flessione a favore di quelli del Nord-Ovest. La situazione per la sezione B rimane pressoché la stessa, con gli ingegneri civili ed ambientali junior che consolidano la loro leadership (60,4% rispetto al 60,2% del 2022). I dati per gli ingegneri industriali junior sono rimasti sostanzialmente stabili (29,9% rispetto al 29,5% del 2022), così come per gli ingegneri dell’informazione.

Per quanto riguarda le performance degli esami di Stato, dopo tre anni consecutivi con un tasso di successo oltre il 90%, siamo tornati a livelli simili a quelli della seconda metà degli anni 2000: nel 2023, il tasso di superamento è stato dell’88,1%. Tra le tre categorie di ingegneri, gli ingegneri del settore informatico hanno ottenuto i risultati migliori, con un tasso di successo medio del 93,8%, contro l’89,6% degli ingegneri industriali e l’83,9% di quelli civili ed ambientali.

Inoltre, per quanto riguarda l’accesso alla professione di architetto, si sta assistendo a una vera e propria “fuga” dall’abilitazione. Nel 2023, abbiamo registrato il numero più basso di abilitati dal 2000, con meno di 5.000 candidati all’esame di Stato e un tasso di successo intorno al 65%, facendo scendere il numero totale di abilitati a soli 3.132, ovvero quasi il 21% in meno rispetto all’anno precedente.

Fonte notizia

Related Post