Inps e Fondazione Migrantes: raddoppiata la presenza italiana all'estero dal 2006 a oggi

Inps e Fondazione Migrantes: raddoppiata la presenza italiana all’estero dal 2006 a oggi

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Dal 2006, la presenza italiana all’estero è raddoppiata, con circa centomila partenze annue dovute al solo espatrio. Tra questi, il 45% sono giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni e il 23% sono giovani adulti tra i 35 e i 49 anni. Al contrario, i pensionati italiani che scelgono di trasferirsi all’estero evidenziano un calo del 24% rispetto al 2019. Questo calo interessa sia coloro che si spostano verso paesi con vantaggi fiscali, sia chi è motivato a ricongiungersi con i figli già emigrati.

Questi dati sono emersi durante il convegno “@Migrazione da fenomeno sociale a fattore identitario”, tenutosi oggi, 23 gennaio, a Roma presso Palazzo Wedekind. L’evento, promosso da Inps e Fondazione Migrantes e moderato da Fabio Insenga, vice direttore di Adnkronos, ha fornito un’importante piattaforma di discussione sulla mobilità internazionale e sui pensionati italiani all’estero.

Il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, ha aperto i lavori, sottolineando che il tema dell’emigrazione non può essere ridotto a mere statistiche, poiché rappresenta scelte personali significative. Ha dichiarato che l’obiettivo primario dell’Inps è di supportare i lavoratori migranti affinché possano affrontare serenamente il trasferimento e intraprendere una nuova attività lavorativa, un diritto fondamentale per garantire la libera circolazione dei lavoratori. Riguardo all’immigrazione, Fava ha notato che “è possibile e auspicabile una integrazione qualificata” e che, dove si registrano carenze di manodopera qualificata, l’importante è cercare di integrarla nel tessuto produttivo in modo regolare e trasparente.

L’argomento è stato introdotto da Paolo Pagliaro, mentre Delfina Licata della Fondazione Migrantes ha dovuto evidenziare come l’unica Italia giovane e dinamica è quella che riesce a mettere radici al di fuori dei confini nazionali. L’Italia, infatti, è un paese intrinsecamente legato alla mobilità, sia in ingresso che in uscita. Complice la ripresa post-pandemica, famiglie e anziani stanno ricominciando a spostarsi, con il 14,7% delle partenze che coinvolge minori e il 5,5% anziani sopra i 65 anni. Le partenze avvengono da ogni provincia italiana verso 186 destinazioni, la maggioranza delle quali in Europa, con un forte incremento nel Nord Italia, in particolare Lombardia e Veneto. Dal 2006, la presenza di italiani all’estero è aumentata di oltre il 97%, mentre le donne italiane che emigrano hanno visto un incremento del 106%. La mobilità italiana è quindi caratterizzata da profili vari e storie complesse, necessitando di un’analisi costante e multidisciplinare.

Lo storico Toni Ricciardi ha affrontato il tema della mobilità dei pensionati, un aspetto spesso sottovalutato. Queste persone, dopo aver vissuto all’estero per motivi lavorativi, scelgono di tornare nel paese d’origine. La disquisizione sui movimenti migratori passati è stata seguita da un focus sul rientro dei pensionati, con particolare attenzione al suo impatto economico e demografico, che spesso colpisce aree marginali.

Ha inoltre rilevato che la Svizzera è il principale paese di origine dei rientri, versando all’Italia circa due miliardi di euro annui in pensioni, mentre la Germania segue con oltre un miliardo. Le cifre parlano chiaro: in Italia circa 300.000 pensioni sono pagate dalla Svizzera, un numero comparabile a quelle erogate in 160 paesi dall’Inps.

Un esempio è fornito dalla provincia di Avellino: su 38 milioni di euro di pensioni, 22 provengono dalla Svizzera, cifra che è quasi 18 volte l’importo versato dall’Inps in Svizzera. Dati simili si riscontrano in altre province, con percentuali significative di pensioni svizzere, che riflettono le direttrici migratorie passate.

“Ci troviamo di fronte a due diverse categorie di pensionati migranti: i pensionati italiani e quelli stranieri. I pensionati italiani che si trasferiscono all’estero mostrano una diminuzione del 24% rispetto al 2019, sia per motivi di vantaggi economici che per il desiderio di ricongiungersi con i familiari”, ha spiegato Susanna Thomas dell’Inps.

“Particolarmente in calo sono le partenze verso il Portogallo, da oltre 700 nel 2019 a soli 114 quest’anno; mentre anche le partenze verso la Spagna sono calate dell’8%. I trasferimenti verso i Paesi dell’Est come Romania, Polonia e Bulgaria sono in diminuzione, eccetto la Tunisia e l’Albania, che vedono un incremento. Indicatori simili emergono anche verso gli USA, Canada, Australia, Germania, Svizzera, Francia e Regno Unito, tutte destinazioni preferite dai pensionati”, ha aggiunto.

“Questo calo è anche attribuibile all’uso della comunicazione digitale che facilita i rapporti a distanza e lo smart working che consente rientri più lunghi. In netta contrapposizione, i pensionati stranieri che tornano a casa dopo la loro esperienza lavorativa in Italia mostrano un aumento, con un incremento del 25% dal 2019 al 2023, concentrandosi principalmente nei paesi con un flusso migratorio verso l’Italia”, ha aggiunto.

“Nel 2023, sono state oltre 310.000 le pensioni pagate all’estero, per un importo complessivo di circa 1,6 miliardi di euro, coinvolgendo circa 160 Paesi, prevalentemente in Europa, America del Nord, Oceania e America del Sud. Negli ultimi cinque anni, vi è stata una diminuzione del 6,7% delle pensioni pagate all’estero, principalmente nei Paesi di emigrazione storica. Tuttavia, i pagamenti sono aumentati in Europa, Asia, Africa e America centrale a causa dei rientri di chi ha lavorato in Italia”, ha dichiarato Massimo Colitti, dirigente dell’Inps.

“Al contrario, si osserva un netto calo nei pagamenti nell’America settentrionale e meridionale e nell’Oceania, dove risiedono pensionati più anziani. Negli ultimi cinque anni, gli importi delle pensioni sono aumentati del 25,9%, grazie all’incremento delle pensioni direttamente assegnate nelle nuove aree di emigrazione. Tuttavia, in queste aree storiche di emigrazione, gli importi sono diminuiti, principalmente a causa delle pensioni ai superstiti”, ha precisato Colitti.

Durante la discussione, è stato chiarito che le pensioni pagate all’estero includono sia quelle nazionali, calcolate in base ai periodi assicurativi italiani, sia le pensioni internazionali, che considerano anche i periodi di lavoro all’estero, secondo i regolamenti UE o gli accordi bilaterali di sicurezza sociale. Nel 2023, ci sono state circa 682.000 pensioni internazionali di cui circa 245.000, pari al 36%, pagate all’estero, con un importo che supera i 562 milioni di euro.

Le conclusioni del convegno sono state affidate a Monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes. Ha ribadito come l’Inps e la Fondazione Migrantes abbiano voluto, con questa terza edizione del convegno, focalizzarsi su nuove dimensioni, talvolta trascurate, che rappresentano la storia e la realtà attuale del nostro paese. Ha concluso affermando che le migrazioni non devono essere viste come perdita, ma come guadagno in molteplici aspetti.

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