Commercialisti sempre più al centro dei bilanci ESG

Commercialisti sempre più al centro dei bilanci ESG

40 0

I commercialisti stanno mostrando un interesse crescente verso temi legati alla sostenibilità e ai criteri ESG. Questo sviluppo è stato evidenziato da Francesco Cataldi, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti (Ungdcec), in un’intervista con Adnkronos/Labitalia. “Oggi, i commercialisti giocano un ruolo cruciale nella transizione ecologica, grazie ai recenti cambiamenti normativi che prevedono il loro coinvolgimento nella rendicontazione di sostenibilità e nei bilanci ESG, in particolare per le aziende di dimensioni maggiori”, afferma Cataldi.

Cataldi sottolinea che “il nuovo ruolo di certificatori e revisori ESG richiede competenze tecniche sempre più elevate e funge da supporto per le aziende nella comprensione di questi nuovi requisiti e obblighi. I commercialisti devono anticipare i cambiamenti per evitare che l’incertezza politica freni le opportunità offerte dalla sostenibilità”.

In un contesto di rapidi cambiamenti, è fondamentale che i professionisti si concentrino sulla formazione e sullo sviluppo delle competenze. “Negli ultimi anni, l’aggiornamento formativo per i commercialisti è diventato sempre più impegnativo. Sono emersi nuovi albi e registri, ciascuno con costi e formazione obbligatori propri, prima inclusi nella formazione generale. Di conseguenza, oltre alla formazione generale di 90 ore ogni triennio, si stima che per mantenere l’iscrizione in più di 10 albi siano necessarie ulteriori 115 ore di formazione”, spiega Cataldi.

Specializzarsi è essenziale. “Le specializzazioni rappresentano senza dubbio un valore aggiunto per il professionista, ma la presenza di numerosi albi potrebbe ostacolare invece che favorire lo sviluppo professionale. È necessario coordinare la formazione per le varie iscrizioni, spesso ripetitiva, che crea notevoli difficoltà e perdite di tempo per gli associati. È quindi importante coordinare la qualifica di professionista specializzato con l’accesso ai rispettivi albi e con gli obblighi formativi di aggiornamento”, aggiunge Cataldi.

“Una gestione centralizzata, o almeno ben coordinata, potrebbe semplificare l’accesso alle informazioni e garantire coerenza nelle politiche di formazione, mantenimento e aggiornamento, promuovendo qualità, integrazione e specializzazioni, generando effetti positivi per la categoria”, continua Cataldi.

Ma quali sono gli argomenti più attuali e richiesti nella formazione dei commercialisti? “Normativa fiscale e aggiornamenti legislativi, digitalizzazione, software gestionali e intelligenza artificiale, pianificazione fiscale e tax planning internazionale, finanza aziendale e consulenza per imprese in crisi, sostenibilità e bilanci ESG, finanza agevolata, crowdfunding e nuove forme di finanziamento”, elenca.

Cataldi sottolinea che “tutti i commercialisti devono seguire un obbligo di formazione generale, integrata da quella specifica relativa alle specializzazioni. L’offerta formativa sia da parte degli Ordini sia da associazioni come l’Unione Giovani è di solito variegata e ricca, comprendendo sia corsi gratuiti che a pagamento”.

Le opportunità di formazione stanno aumentando. “Da anni è possibile formarsi anche da remoto su vari argomenti, con strumenti che l’Unione utilizza quotidianamente per i propri eventi. Siamo consapevoli dell’importanza della digitalizzazione nella formazione e delle continue evoluzioni tecniche, anche se riteniamo che la formazione in presenza offra sempre un valore aggiunto”, continua.

L’intelligenza artificiale ha un forte impatto sulle professioni. “La tecnologia sta cambiando radicalmente il lavoro del commercialista, automatizzando compiti ripetitivi e ampliando la capacità di analisi strategica dei dati. Come evidenziato nel nostro Manifesto sull’IA, l’adozione di questa tecnologia non è più una scelta, ma una necessità per rimanere competitivi. I commercialisti devono acquisire competenze in analisi dei dati, interpretazione dei risultati generati dall’IA e consulenze strategiche. Il fattore distintivo non sarà la tecnologia in sé, ma la capacità di utilizzarla per creare valore per i clienti. La chiave per il futuro risiede nell’unire competenze tecniche, soft skills e capacità di consulenza”, conclude.

Fonte notizia

Related Post