Calcoli alla Colecisti: Patologia in Crescita e Fattori di Rischio

Calcoli alla Colecisti: Patologia in Crescita e Fattori di Rischio

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MILANO (ITALPRESS) – I calcoli della colecisti sono accumuli solidi che si formano all’interno della cistifellea, un piccolo organo situato sotto il fegato, responsabile della conservazione della bile, un liquido essenziale per la digestione dei grassi. Questi calcoli, noti anche come calcoli biliari, sono piuttosto diffusi: si stima che colpiscano tra il 10% e il 15% della popolazione adulta. La loro incidenza tende ad aumentare con l’età, soprattutto dopo i 40 anni. La formazione dei calcoli avviene principalmente a causa di squilibri nei componenti della bile, come un eccesso di colesterolo. Le dimensioni possono variare da granelli di sabbia a piccole pietre. Questi sono alcuni degli argomenti affrontati da Luigi Boni, professore di chirurgia generale all’Università degli Studi di Milano e direttore dell’unità complessa di chirurgia generale mininvasiva del Policlinico di Milano, durante un’intervista con Marco Klinger per Medicina Top, il formato televisivo dell’agenzia di stampa Italpress.
“È una patologia comune, colpisce circa il 6% della popolazione – ha esordito – Ci sono pazienti asintomatici, effettivamente la maggior parte delle persone non presenta sintomi. In altri casi si possono manifestare sintomi variabili, come la sensazione di cibo nello stomaco dopo i pasti, oppure coliche vere e proprie, che possono presentarsi in due forme distinte, entrambe che portano i pazienti al pronto soccorso: una è caratterizzata da dolori intensi accompagnati da nausea, vomito e febbre, l’altra è un dolore acuto descritto come una coltellata nell’addome, che può associarsi a brividi febbrili e sudorazione – ha sottolineato il professore – Il dolore della colecisti inizia vicino al petto, inizialmente è importante escludere un infarto, quindi la fase diagnostica è fondamentale”.
In merito alle cause: “Alcune persone che sviluppano calcoli hanno uno stile di vita impeccabile, in questi casi si tratta di ereditarietà, ma è chiaro che un’alimentazione eccessivamente ricca e alti livelli di colesterolo aumentano il rischio di sviluppare calcoli biliari, spesso senza sintomi. Nell’obesità grave è comune la presenza di calcoli della colecisti – ha continuato Boni, soffermandosi sull’incidenza in base al genere – I calcoli biliari sono più frequenti nelle donne, probabilmente a causa di fattori ormonali. Si riscontrano anche negli uomini, ma il rapporto è di 3 a 1; tuttavia, il rischio di sintomaticità è pari per entrambi i sessi.”
“È una patologia in aumento: siamo diventati molto bravi nella diagnosi, grazie alle ecografie ad alta risoluzione – ha dichiarato – Lo stile di vita e l’alimentazione hanno avuto un impatto significativo sull’incremento dei casi”.
Esistono vari tipi di calcoli: “Si formano perché la bile altera il proprio metabolismo. Se i livelli di colesterolo o di sali biliari non sono bilanciati, si generano dei sassolini. La consistenza e la forma dei calcoli dipendono dal componente predominante – ha spiegato il professore – I calcoli possono rimanere separati oppure aggregarsi raggiungendo dimensioni notevoli”. Riguardo al trattamento dei calcoli della colecisti: “Ci sono pazienti che, sottoponendosi a un’ecografia per altri motivi, scoprono di avere calcoli biliari; in questi casi, se non ci sono sintomi, non è necessario rimuovere la colecisti – ha specificato Boni – Se il paziente si presenta in pronto soccorso per una colica, ciò giustifica la rimozione della colecisti. Si può decidere se rimuoverla immediatamente o attendere, quando ci saranno minori rischi per l’intervento.” “L’approccio più comune è quello laparoscopico – ha raccontato – Questo metodo è stato adattato anche per pazienti con condizioni compromesse: in passato gli anestesisti erano riluttanti, ora lo richiedono loro stessi perché il recupero post-operatorio è più rapido. La degenza per un intervento mini-invasivo è di circa un giorno – ha concluso – Con la chirurgia tradizionale, la permanenza è di diversi giorni.”

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

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