Archiviato il decreto sulle bollette, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il PNRR, Tommaso Foti, ha già avviato il dibattito su un altro tema cruciale: le concessioni idroelettriche. Questo focus deriva dalla necessità emersa durante le discussioni del decreto, evidenziando come il Paese abbia un urgente bisogno di energie rinnovabili.
Le misure approvate il 28 febbraio dal Governo ammontano a circa 3 miliardi di euro e sono destinate ad aiutare famiglie e piccole e medie imprese. Un intervento necessario, anche se non modifica la situazione strutturale dell’Italia, che continua a soffrire a causa di un mix energetico inadeguato. Per questo motivo, è fondamentale considerare le concessioni idroelettriche, alcune delle quali sono scadute o in scadenza, che l’Italia potrebbe assegnare tramite una gara, diventando così il primo Paese a rendere disponibile un mercato così strategico per l’intervento di investitori esteri. Foti ha sottolineato che il Governo sta esplorando un’alternativa: prolungare le concessioni in cambio di piani di investimento da parte dei concessionari. Questa strategia potrebbe sbloccare investimenti fino a 15 miliardi, con impatti positivi sui territori e sulle bollette degli italiani.
Le bollette restano un problema. Per questo motivo si è reso necessario il recente decreto, supportato da un acceso dibattito tra le parti politiche, con la partecipazione di alcuni rappresentanti di Confindustria. Giovanni Pons, su Repubblica, ha evidenziato che, nonostante l’Italia produca circa il 40% della propria energia da fonti rinnovabili, non riesce a garantire prezzi più competitivi durante le crisi internazionali, a causa della sua eccessiva dipendenza dal gas.
La tanto discussa proposta di ‘disaccoppiare i prezzi’ (cioè modificare il meccanismo che lega i prezzi delle diverse fonti) è considerata impraticabile, poiché il sistema è identico in tutta Europa. Anche l’Agenzia per la Cooperazione fra i Regolatori dell’Energia (Acer) ha sollevato dubbi sull’efficacia di soluzioni simili, e Paesi come Spagna e Portogallo hanno abbandonato queste idee, poiché producevano effetti opposti a quelli desiderati.
Inoltre, Repubblica ha criticato anche le aziende che consumano elevate quantità di energia, i cosiddetti ‘energivori’, che hanno sollecitato interventi urgenti, nonostante, come sottolinea Pons, beneficino da anni di ingenti aiuti per le loro attività. Sussidi che, per inciso, gravano sulle bollette degli italiani. Tra i nomi menzionati nell’articolo spicca Antonio Gozzi, leader di Duferco, azienda attiva nel settore dell’acciaio e che guadagna la maggior parte dei profitti attraverso il trading di energia. Repubblica evidenzia quindi il paradosso di una società che, pur traendo benefici dall’energia, lamenta la mancanza di supporto governativo.
Anche Elettricità Futura, che rappresenta le aziende del settore elettrico all’interno di Confindustria, ha partecipato alla discussione, sottolineando l’importanza di aumentare la produzione da fonti rinnovabili per diminuire la dipendenza dal gas e contenere i costi delle bollette. Elettricità Futura ha anche suggerito come l’efficientamento degli impianti esistenti e i contratti a medio termine per l’acquisto di energia rinnovabile possano rappresentare soluzioni utili per le imprese, riducendo l’impatto delle spese energetiche sui loro bilanci.
Tuttavia, la CGIA di Mestre ha chiarito che le priorità del Paese risiedono altrove, evidenziando come famiglie e piccole e medie imprese siano le categorie più colpite dagli aumenti dei costi. Le PMI pagano l’energia 2,5 volte di più rispetto alle grandi aziende, mentre 2,4 milioni di famiglie si trovano in quella che viene definita povertà energetica.