Al giorno d’oggi, il rapporto tra il singolo e l’azienda è diventato più dinamico, autonomo e basato su una reciproca responsabilità. I dipendenti si stanno evolvendo in veri e propri ambassador e creatori di contenuti. Non sono più semplici esecutori, ma protagonisti attivi e portavoce dei valori e della storia dell’azienda. Ogni individuo è incoraggiato a contribuire al progresso e al cambiamento dell’organizzazione, apportando non solo le proprie competenze, ma anche la propria rete di contatti e la capacità di influenzare. Le aziende, quindi, non considerano più soltanto le abilità tecniche, ma anche l’impatto potenziale che un talento può avere grazie alla propria credibilità e al proprio network.
“Possiamo affermare – spiega Rita Maria Stanca, esperta di mercato del lavoro e innovazione, nonché consulente in pubbliche relazioni e media relations per imprese e startup – che ognuno di noi porta con sé il proprio brand quando entra in un’azienda? La risposta è affermativa. In particolare, i millennial entrano nel mondo del lavoro già con un’identità professionale definita e sono consapevoli del valore del loro personal branding, considerato il loro asset più prezioso e la prima garanzia per il loro futuro. All’interno di un’organizzazione, mettono a disposizione, in parte, il loro brand, in cambio di opportunità di crescita e di un ambiente che favorisca il loro sviluppo. Non si tratta più di un’adesione totale all’identità aziendale, ma di un percorso condiviso in cui entrambe le parti si arricchiscono, costruendo insieme reputazione e influenza”.
Quando un dipendente condivide la propria esperienza lavorativa, partecipa a conferenze o esprime un parere su LinkedIn, sta facendo molto di più che comunicare: sta ispirando. Sta creando connessioni autentiche, costruendo fiducia e mostrando il lato umano del brand. “In un’era in cui autenticità e fiducia sono elementi imprescindibili, le aziende devono coinvolgere i propri dipendenti nel costruire la reputazione aziendale. Dare loro voce significa trasformare la comunicazione aziendale in un dialogo autentico e credibile con il pubblico”, afferma.
Coinvolgere tutti i collaboratori, soprattutto riguardo ai cambiamenti e ai valori aziendali, presenta una sfida cruciale, poiché le persone sono una risorsa strategica per l’azienda. Senza un adeguato coinvolgimento, il loro contributo può perdere significato. “Oggi – continua l’esperta – le aziende si trovano ad affrontare un serio problema di reputazione: ogni dipendente, se demotivato, può generare un impatto negativo online, spesso senza rendersi conto delle conseguenze. Situazioni di questo tipo accadono frequentemente – basta osservare le conversazioni in treno, sul tram, durante una cena con amici, per notare quanto spesso le persone critichino apertamente la propria azienda, rendendola facilmente identificabile. Tuttavia, prevenire tali scenari richiederebbe un impegno minimo da parte dell’azienda”.
Per trasformare i dipendenti nei migliori ambasciatori del brand, le aziende devono investire in strategie mirate che incentivino il coinvolgimento. 1) Formazione e consapevolezza: fornire ai dipendenti gli strumenti necessari per raccontare il proprio lavoro con passione e professionalità, attraverso workshop su storytelling, personal branding e comunicazione digitale.
2) Cultura aziendale: creare un ambiente positivo, inclusivo e ispirante, dove i dipendenti si sentano parte integrante della mission aziendale e siano motivati a condividerla. 3) Piattaforme e strumenti adeguati: semplificare il processo di condivisione dei contenuti aziendali tramite strumenti intuitivi e accessibili.
4) Incentivi e riconoscimenti: valorizzare chi si impegna nella comunicazione aziendale, premiando i loro sforzi con riconoscimenti, opportunità di crescita e maggiore visibilità. 5) Politiche di social media e linee guida: fornire indicazioni chiare e ispirazionali per incoraggiare una comunicazione spontanea che rispetti i valori aziendali.
Diventare un employee ambassador richiede una combinazione di competenze comunicative, digitali e relazionali, per cui è necessaria una perfetta integrazione tra hard e soft skills. “Condividere la cultura aziendale e saperla comunicare con autenticità è fondamentale, utilizzando i giusti strumenti di comunicazione,” precisa Stanca, che illustra le 7 competenze fondamentali per diventare content creators e influencer all’interno della propria azienda.
1) Leadership informale: non è necessario avere un ruolo dirigenziale per essere un punto di riferimento. Un employee ambassador esercita una leadership naturale, ispirando colleghi e stakeholder con il proprio comportamento, entusiasmo e impegno verso la mission aziendale. Questa influenza positiva contribuisce a creare un ambiente di lavoro più affiatato e motivante.
2) Empatia e ascolto attivo: capire i bisogni, le aspettative e le emozioni altrui è fondamentale per costruire relazioni di fiducia. L’ascolto attivo consente di cogliere segnali non verbali e rispondere in modo efficace, migliorando la comunicazione sia con i colleghi che con il pubblico esterno. Ciò aiuta a rafforzare il senso di appartenenza e migliorare la reputazione aziendale.
3) Networking e relazioni interpersonali: un employee ambassador deve saper creare e mantenere una rete di contatti preziosi, sia dentro che fuori l’azienda. Costruire connessioni autentiche permette di diffondere la cultura aziendale, promuovere collaborazioni strategiche e amplificare il messaggio del brand. La capacità di interagire con diversi interlocutori favorisce la crescita sia professionale che aziendale.
4) Capacità di storytelling: raccontare esperienze e successi aziendali in modo autentico e coinvolgente è un potente strumento di comunicazione. Il giusto storytelling trasforma dati e informazioni in narrazioni emozionanti, capaci di catturare l’attenzione e generare coinvolgimento, sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione.
5) Competenze digitali: l’utilizzo strategico di social media, piattaforme di employer branding e strumenti di comunicazione interna è cruciale per diffondere i valori aziendali. Un employee ambassador deve saper navigare in ambienti digitali, creando contenuti di qualità e interagendo con la community in modo efficace.
6) Public speaking e presentazioni: parlare in pubblico con sicurezza e capacità di coinvolgere è un’abilità essenziale. Un buon employee ambassador deve gestire discorsi aziendali, presentazioni interne e interventi a eventi, trasmettendo i messaggi aziendali in modo chiaro e coinvolgente.
7) Analisi dei dati: monitorare il successo delle attività di employer branding tramite KPI e strumenti analitici permette di misurare l’impatto delle iniziative. Un employee ambassador deve saper interpretare dati su engagement, reach e sentiment per migliorare continuamente le strategie comunicative.
“Il futuro della comunicazione aziendale – afferma Rita Maria Stanca – sarà sempre più orientato verso autenticità, fiducia e persone. Le aziende che sapranno abbracciare questa visione, dando voce ai propri collaboratori e costruendo un dialogo vero e aperto con il mondo esterno, saranno quelle che conquisteranno il cuore e la fiducia del loro pubblico. In un’epoca in cui trasparenza e umanità sono fondamentali, investire nelle persone non è solo una strategia vincente: è la chiave per costruire un futuro solido e ricco di valore”.