La 'Venere al bagno' di Pampaloni entra a far parte della Galleria dell'Accademia

La ‘Venere al bagno’ di Pampaloni entra a far parte della Galleria dell’Accademia

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La Galleria dell’Accademia di Firenze arricchisce le sue collezioni con una preziosa statuetta in terracotta di Luigi Pampaloni (Firenze, 1791-1847). Il bozzetto preparatorio per la Venere al bagno sarà esposto nella Gipsoteca, accanto ad altri modelli in gesso dell’artista e del suo noto maestro, Lorenzo Bartolini.

“Con l’acquisizione della Venere al bagno, bozzetto preparatorio per la scultura in marmo di Luigi Pampaloni, la Galleria dell’Accademia di Firenze riafferma la propria duplice missione: custode di un patrimonio straordinario e luogo di ricerca, valorizzazione e divulgazione.” – afferma Massimo Osanna, Direttore avocante del museo fiorentino e Direttore Generale dei Musei -. “Questa preziosa terracotta offre al pubblico uno sguardo unico sul processo creativo dell’artista. La sua collocazione nella Gipsoteca arricchisce ulteriormente l’importante collezione di scultura ottocentesca del museo, già valorizzata dal recente riallestimento di questo spazio. L’arrivo della Venere al bagno alla Galleria dell’Accademia evidenzia il ruolo del museo come luogo di studio e conoscenza, offrendo una nuova prospettiva per comprendere e apprezzare i processi creativi che caratterizzano la grande arte italiana.”

“L’acquisizione del bozzetto di Luigi Pampaloni migliorerà la comprensione di un artista fortemente legato al museo fiorentino” – ha sottolineato Giulia Coco, curatrice della Gipsoteca della Galleria dell’Accademia di Firenze. “La Gipsoteca ospita un nucleo di opere dello scultore acquistate dallo Stato italiano alla fine dell’800, dopo la sua morte, esposte in dialogo con i modelli di Bartolini. La presenza di Venere al bagno, soggetto non presente tra i gessi di Pampaloni già in museo, rafforza ulteriormente questo legame. Inoltre, il bozzetto, che rappresenta la fase creativa precedente alla versione figurata in gesso e poi in marmo, costituisce la primissima idea dell’artista, destinata all’atelier, richiamando il fare artistico che anima la Gipsoteca, una ricostruzione ideale dello studio d’artista, e più in generale la vocazione della Galleria dell’Accademia come museo didattico di riferimento per l’istituto accademico.”

Luigi Pampaloni nacque a Firenze nel 1791, figlio di un modesto commerciante del capoluogo toscano. Nel 1806 si avvicinò all’arte seguendo un corso di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, ma la sua crescita come artista è dovuta soprattutto alle sue abilità scultoree, affinate sotto l’influenza di Lorenzo Bartolini, suo maestro all’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove Pampaloni si trasferì nel 1810. La straordinaria versatilità di Pampaloni è documentata dalla sua capacità di passare da uno stile solenne e composto a uno più delicato e leggero. Questi aspetti sono evidenti nella Venere al bagno, opera in marmo a grandezza naturale commissionata nel 1836 dal collezionista americano Meredith Calhoun. Pampaloni presentò la Venere al bagno all’Esposizione annuale dell’Accademia di Belle Arti nel 1838. La spontaneità di questa opera, coinvolgente e distante dalle rigide convenzioni neoclassiche, è il frutto delle riflessioni dell’artista sugli insegnamenti di Bartolini e sul “bello naturale” come imitazione della realtà.

Queste caratteristiche sono accentuate nel bozzetto in terracotta di 38 centimetri, recentemente esposto all’ultima edizione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze e acquisito dalla Galleria dell’Accademia di Firenze. La Venere al bagno ritrae la dea mentre si appresta a immergersi in acqua; l’ampio telo che la copre si abbassa, causando un gesto istintivo di coprire il seno con una mano. La figura si reclina timidamente in un movimento spontaneo e di grande naturalezza, evidenziato dalla torsione del busto e dall’abilità dello scultore nel modellare la creta, creando delicati ma efficaci effetti di chiaroscuro che esaltano la morbidezza del ventre e la pienezza dei giovani seni. La freschezza del modellato, tipica del bozzetto e della lavorazione in creta, si attenua nella versione in gesso dell’opera, la quale presenta alcune differenze rispetto alla prima idea dell’artista. Nella terracotta, ad esempio, lo sguardo di Venere mostra un imbarazzo che sembra svanire nella redazione successiva; qui il volto inclinato appare con un sorriso vagamente malizioso e seducente. Inoltre, nell’interpretazione in gesso, l’acconciatura è più elaborata rispetto al bozzetto, che ritrae la dea con estrema naturalezza e spontaneità.

Fonte: Ufficio Stampa

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