La Deposizione di Santa Trinita è di nuovo al Museo di San Marco

La Deposizione di Santa Trinita è di nuovo al Museo di San Marco

30 0

Il Beato Angelico trasmette una straordinaria potenza e intensità nella rappresentazione della Deposizione del Cristo, presente nella Pala di Santa Trinita. Dopo un lungo e complesso processo di restauro, reso possibile grazie al generoso supporto dei mecenati di Friends of Florence e realizzato da Lucia Biondi, l’opera torna visibile nel Museo di San Marco. Qui, i visitatori potranno ammirare i risultati di questo significativo intervento conservativo.

Questa nuova presentazione sottolinea l’importante collaborazione tra la Direzione regionale Musei nazionali della Toscana del Ministero della Cultura e la Fondazione Friends of Florence. Negli anni, questa partnership ha facilitato, tra l’altro, il nuovo allestimento della Sala del Beato Angelico, che ospita la collezione più ricca al mondo di opere su tavola dell’artista, uno dei maestri principali del primo Rinascimento fiorentino, compresi alcuni dei suoi capolavori come la Pala di Bosco ai Frati.

La Deposizione sarà esposta nella Sala del Beato Angelico fino a settembre 2025 e parteciperà alla grande mostra “Angelico”, la prima dedicata all’artista a Firenze dopo oltre settant’anni dalla monografica del 1955. La mostra, curata da Carl Brandon Strehlke, Angelo Tartuferi e Stefano Casciu, si terrà a Palazzo Strozzi e al Museo di San Marco, che presenterà sezioni dedicate agli inizi di Angelico e alle miniature, offrendo anche un percorso tra gli illustri affreschi del Frate pittore.

Commissionata tra il 1429 e il 1432 da Palla Strozzi in omaggio a suo padre Onofrio per la Sagrestia della Chiesa di S. Trinita, convertita in cappella di famiglia, la Deposizione rappresenta uno dei primi esempi della produzione artistica matura del Beato Angelico. Vasari la menzionò nelle Vite, affermando che “mise tanta diligenza che si può, fra le migliori cose che mai facesse, annoverare”.

Con quest’opera, Angelico rompe il modello tradizionale delle pale d’altare medievali, che erano caratterizzate dall’accostamento di molte tavole dipinte separatamente, divise da colonnine e guglie. Introducendo un nuovo modello di pala, improntata su una visione unitaria dello spazio dipinto, i personaggi e le storie narrate acquistano maggior respiro in un contesto chiaramente prospettico, conferendo loro una dimensione più solenne e monumentale, con toni teatrali.

Dopo l’avvio dell’opera da parte di un altro frate pittore, il camaldolese Lorenzo Monaco, che completò le tre cuspidi e la predella entro il 1425, la commissione passò al Beato Angelico, il quale riuscì a far dialogare in modo straordinario la sua innovativa linguistica moderna con lo stile più tradizionale e gotico di Lorenzo Monaco, dando coesione all’intera pala.

L’opera presenta una vera e propria scena teatrale, con ventotto personaggi affollati in primo piano. La critica ha ipotizzato se alcuni di questi personaggi possono rappresentare volti noti dell’epoca, in particolare dei membri della famiglia Strozzi committente.

Il fulcro della scena è occupato dal corpo di Cristo, deposto dalla croce e sorretto da alcune figure che si affannano sulle scale per sostenerlo, accompagnati dalle Marie piangenti. In primo piano si nota la figura inginocchiata di un giovane in abiti contemporanei, identificato con il Beato Alessio Strozzi, che sembra fungere da intermediario tra l’osservatore e l’evento sacro.

Un’altra novità, enfatizzata dal restauro, è il paesaggio sullo sfondo, con le colline della campagna toscana e una città turrita, identificabile con Gerusalemme, che richiama anche Firenze. Questo paesaggio è illuminato da una luce intensa e chiara che abbraccia tutti i personaggi, accentuando le loro vesti ornate in oro. Notevole è il prato fiorito e rigoglioso in primo piano.

“Un altro capolavoro dell’Angelico si aggiunge alla lista delle opere restaurate grazie al generoso supporto di Friends of Florence – afferma Stefano Casciu – dimostrando ancora una volta un’attenzione particolare e un amore autentico per il Museo di San Marco e i dipinti del grande pittore domenicano. La Deposizione di Santa Trinita è uno di quei capisaldi dell’arte occidentale, particolarmente del Rinascimento fiorentino, presente nei manuali di storia dell’arte. Il suo restauro è quindi un evento significativo, grazie ai risultati eccezionali che esaltano ulteriormente colori, luce, volumi, prospettiva, paesaggio e le raffinate figure che compongono questo capolavoro assoluto. Come sempre, il restauro richiede il lavoro di molte professionalità e un ringraziamento speciale va ai restauratori Lucia Biondi e Roberto Buda, ad Angelo Tartuferi, direttore dei lavori, e naturalmente a Simonetta Brandolini d’Adda, vera mecenate e anima dei Friends of Florence.”

“La Deposizione di Santa Trinita, installata nella Sagrestia nel 1432, segna la fine del primo periodo dell’attività del maestro, attivo dal 1415 circa, e rappresenta una straordinaria svolta concettuale e stilistica. I risultati eccellenti del restauro – sottolineano Angelo Tartuferi e Marco Mozzo – faciliteranno studi e ricerche future per chiarire le numerose domande ancora aperte relative all’opera, inclusa l’identificazione precisa dei vari personaggi che assistono all’evento, sullo sfondo di uno dei paesaggi più belli della pittura italiana del primo Rinascimento.”

“Il Museo di San Marco è un luogo molto caro a Friends of Florence e le opere del Beato Angelico sono fondamentali per i nostri donatori – sottolinea la Presidente Simonetta Brandolini d’Adda -. Insieme ad altri progetti in questo magnifico museo, abbiamo seguito un vero e proprio percorso di restauro delle opere del Beato Angelico nel Chiostro, nella Sala del Capitolo e poi nella Sala dedicata a lui. Ringrazio a nome della Fondazione Stefano Casciu, Direttore regionale Musei nazionali della Toscana, Angelo Tartuferi, già Direttore di San Marco, e l’attuale Direttore del Museo Marco Mozzo per averci dato l’opportunità di contribuire alla salvaguardia di quest’opera così affascinante; ringrazio anche Lucia Biondi per il suo intervento su questa meravigliosa tavola. Un ringraziamento speciale va ai nostri donatori Peter Fogliano e Hal Lester, che hanno reso possibile l’intero intervento.”

“Restaurare le opere di grandi artisti è sempre una sfida per l’enorme responsabilità che comporta, e nel caso della Deposizione di Santa Trinita di Beato Angelico, la posta in gioco era molto alta e il progetto molto ambizioso – racconta la restauratrice Lucia Biondi – ma ho potuto contare sul forte legame creato con Angelico, di cui ho già restaurato il Giudizio Finale e la Pala di Bosco ai Frati, sempre nel Museo di San Marco.”

IL RESTAURO

Il delicato restauro, durato due anni, ha recuperato la trasparenza e luminosità della pittura dell’Angelico, che appariva opaca e schiacciata, riducendo volumi e prospettiva. La visione dell’artista, caratterizzata da sottili giochi di luce e colore e una grande sensibilità per il dato naturale, raggiunge il suo vertice nel suggestivo paesaggio che fa da sfondo alla scena sacra, che prima del restauro mancava totalmente di profondità.

Il meticoloso intervento di ritocco pittorico ha riparato le numerose piccole mancanze causate da verniciature pregresse che avevano danneggiato le stesure più sottili, così come le abrasioni provocate da pulizie anteriori.

La verniciatura finale è stata studiata per saturare il colore senza appesantirlo con un’eccessiva lucentezza, valorizzando così la leggerezza e la trasparenza delle campiture.

Indagini diagnostiche sono state svolte per comprendere meglio il legame tra le parti dipinte da Lorenzo Monaco (cuspidi e predella) e il completamento dell’Angelico, con la scena centrale e i pilastri laterali contenenti le figure dei Santi, ma molte questioni rimangono da chiarire.

Fonte: Ufficio stampa

Notizie correlate

<< Indietro



Fonte notizia

Related Post